...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

giovedì 28 gennaio 2010

Ricordi

Di tutto quello che è successo ricordo le emozioni, grandi intense emozioni. Non ci sono immagini nette, soltanto la stessa voglia incontenibile di vivere che espande in ogni direzione un'energia innaturale. Riesco con molta più facilità a compiere quello che un tempo credevo magie, giochi pirotecnici di uno stregone in erba. Se un tempo ho creduto di essere un giocoliere, un bagatto, che gioca col mondo e con la propria vita, adesso percepisco pericolosamente una capacità più potente, quella dell'Imperatore e del Carro collisi, fusi e uniti, quella del comando e della direzione. Adesso sento la possibilità di viaggiare e percorrere, la necessità di non rimanere introflesso, la possibilità di proiettare in un nuovo esterno quello che prima rimaneva in un falso interno. E il fiume scorre nel senso opposto e i boschi impaludati lasciano spazio a nuove foreste, a prati. L'Arkejon racconta la vicenda qualcosa che non muore mai, che non tramonta, che nasce con l'uomo, che si conserva che si tramanda e passa di bocca in bocca, di mente in mente, di pensiero in pensiero, che forma i pensieri, che li informa e li trasforma talvolta. Parla di qualcosa che non avrà fine se non con la fine dell'umanità...parla di qualcosa che striscia, si impolpa, penetra in ogni cosa, la ravviva e la costringe, la incanala e la deforma. Parla.

mercoledì 27 gennaio 2010

I boschi impaludati di Milmia

Viaggio controcorrente, l'energia di Ergon sostiene il naviglio verso la reggia del re bambino. Attraverso i boschi impaludati di Milmia, come il consiglio mi aveva predetto, e la mia mente ricorda e vede riflessi nello stagno. Vedo i Rifugi Oscuri, dove un tempo M. dimorò a lungo per guarire qualcuno a me caro e per sanare anche me, di riflesso. Percepisco la loro lontananza e la distanza di tutto quello che è accaduto prima e immediatamente dopo. Forse si è rifugiato di nuovo lì, forse ha dovuto assistere qualcuno, ha dovuto guarirlo, ha dovuto sfruttare la forza di quei luoghi. O forse no, non credo che davvero abbia avuto il desiderio di tornarvi; in fondo è stato lui, proprio lui, a trascinarmi lontano da loro, a portarmi sull'isola di F. per dimenticare...eppure adesso ricordo, adesso che vado per prendere il trono che mi spetta. Viaggio controcorrente, contro la spinta a valle e punto alle montagne, punto alle rocce. Ergon si allontana alle mie spalle.

martedì 26 gennaio 2010

L'Arkejon

Veloce, sul leggendario fiume Ermo, raggiungerò la città fortezza del re bambino. Il Consiglio dei dodici della citta santa di Ergon mi ha indicato questa strada, mi ha fornito del coraggio, mi ha regalato il libro Arkeja perchè io potessi capire la storia che scorre come un fiume sotterraneo, dietro alla mia storia. Non ho paura, non ho timore. Arkeja è qualcosa di magico, è qualcosa di misterioso eppure parla una lingua che conosco, una lingua che non so ripronunciare ma soltanto tradurre, soltanto cambiare. Arkeja parla anche di me, fra le righe, in ogni riga, in ogni frase, nelle immagini, nei pensieri. Nessuna origine certa, nessun mito prenatale, nessun essere misterioso. Il mondo in cui mi muovo esiste nella volontà di chi lo vuole vedere, esiste e si muove e cambia a vantaggio di chi crede in esso, di chi spende per esso le proprie energie.
Ergon avrà un ruolo importante nella rifondazione del regno.

lunedì 25 gennaio 2010

La città di Ergon


Riprendo il mio viaggio con la promessa di tornare ad Ergon non appena sarà giunto di nuovo il tempo. Come la luna tornerò nuovo ogni mese, come la luna, lo prometto sul sacro altare della vita eretto poco ad ovest, nei boschi sul lago. Avete rivelato quello che non avrei mai pensato, al confine del confine del mio cuore. Il re è un bambino, un vecchio bambino terrorizzato dalle sue paure e voi, potenti maghi, venerabile consiglio dispensatore di fortezza e perseveranza non avete esitato a far aprire il mio guscio, a far espandere la mia volontà oltre quello che avrei immaginato. Il re è un bambino impaurito, un bambino ribelle, un ragazzino trincerato nella sua costanza, difeso nella perfezione, ancorato ad evanescienti certezze, certo di non poter durare a lungo. Venerabile consiglio di maghi , hai riscoperto la magia che dimora anche in me. Sono luoghi magici questi, anche al confine del più lontano confine. Ergon, la città salda, che non teme il lago, impetuoso nel suo espandersi, costante e imperterrito. Non teme l'eterna alba, la natura prorompente, i re bambini. Non teme l'irrequietezza di un bambino impaurito.

sabato 23 gennaio 2010

Finestre


Come finestre, piccole finestre, ognuno di noi mostra a chi vuol guardare l'universo che conteniamo e che ci contiene. Come piccole finestre, sul mare.

giovedì 21 gennaio 2010

Ho ripensato al mio passato, a quello che avevo dimenticato e mi sono reso conto che è un'eterna alba, proprio come in queste terre. Qui il sole sembra non sorgere mai completamente e lascia che le stelle rimangano quasi vivide, appena sbiadite, forti e coraggiose ad un accenno del giorno, ad un suo capolino. Mi rattrista pensare che non solo perdiamo quello che ci è appartenuto, ma che ogni volta la precezione cambia, la sensazione muta. Vorrei appuntare tutto questo, vorrei chiede al re perchè, perchè questi luoghi non vedono mai il giorno, la sera ma soltanto un'alba immobile ed eterna. Vorrei chiedere a lui dove sono tutti quelli che governa, dove sono le città, i paesi e i confini presidiati da guardie armate. Dove sono i castelli dei conti vassalli, i contadini, i monaci peregrini e i monasteri. Gli vorrei chiedere perchè è tutto così strano.

venerdì 15 gennaio 2010

IL castello sul lago: ricordi

Sì, c'era un castello un tempo, un castello su un lago, un immenso lago. Sì c'era una strana corte, presenze inviolabili ed indecifrabili. Ricordo quello che credevo non fosse mai esistito e lentamente mi rimetto in cammino alla ricerca del re. M. mi ha indicato lui, mi ha indirizzato alla sua presenza. Tutti ne parlano, tutti lo chiamano signore ma io sono il delfino, l'erede, colui che risolleverà la quiete e la condurrà oltre.

giovedì 14 gennaio 2010

Il viaggio comincia

"Nessun disaccordo, nessuna guerra. Il re dell'ordine e della quiete è dimentico della bellezza e della felicità. Ciò che è stato non sarà più e ciò che sarà è ancora soltanto nei nostri pensieri. Eppure dai tuoi desideri nasce la tua capacità e potenza di appropriarti di tutto quello che di più prezioso volteggia per queste due terre. Sarai il nuovo delfino."

Ho trovato il migrante deciso e distratto nelle sue parole. Mi conosce, mi chiama per nome, il mio vecchio nome. Conosce il presente ma non disdegna di agganciarlo al passato profanando un tabù che la mia mente ha accuratamente issato. Conosco qualcosa adesso che avevo straordinariamente dimenticato. Il viaggio comincia.

martedì 12 gennaio 2010

Una musica nel bosco

Sento una strana musica provenire dal bosco, una musica leggera, lieve, quasi celestiale. Un flauto forse, o qualcosa che emette un suono dolce e bianco come la neve. Il mio ospite dice che si tratta del vecchio dei boschi. Non è bene che io lo ascolti, si raccomanda, può confondermi i pensieri, le intenzioni. Nessuno sa dove viva e perchè si aggiri di tanto in tanto per la foresta di Pietra. Appartiene ai boschi e questi alle terre del re, come del resto tutto.

domenica 10 gennaio 2010

Ospitalità

Ho trovato ospitalità presso uno strano uomo, nella foresta. Vive solo, lontano da tuttto; è minuto, piccolo in ogni cosa, con uno sguardo sempre pensieroso. Le sue terre ad ovest della foresta sono state inondate dal grande lago che adesso si trova dove prima scorreva il fiume. Mi dice di non aver mai visto una cosa del genere. Adesso è costretto a vendere legna, i suoi campi sono inutilizzabili sotto due metri d'acqua fangosa. E' povero, solo, eppure non ha esitato un istante ad accettare la mia richiesta di ospitalità. Non gli ho fatto troppe domande, sembra voler parlare soltanto di quello che gli fa piacere; come quelle persone abituate a stare molto tempo in solitudine; parlano e riflettono così tanto con sé stesse che quando finalmente hanno qualcuno con cui scambiare due vere parole, continuano a pensarsi come sempre e se ti parlano in realtà lo stanno facendo con sempre e solo con sé stessi. Sono un ospite, non posso rompere questo suo 'sogno'. Mi ha parlato confusamente del re. Non sembra stimarlo ma neanche disprezzarlo. Fra la stima e il diprezzo esistono una innumerevole multiforme varietà di emozioni, ma non sono riuscito a cogliere la sua in merito. Ne ha parlato come di una persone attenta, efficiente e senza eredi. Circondato da consiglieri nervosi e scaltri, frettolosi ed imprudenti, pare abbia dovuto imparare a cavarsela da sé, ad accentrare le cose nelle sue mani, a non perderne il controllo. Un re che ce la farà finchè non sarà troppo vecchio, troppo stanco, o forse troppo disilluso. E' preciso, attento all'economia del paese che governa, logico e previdente. L'opposto di chi governava prima quelle terre. E' confuso su questa cosa. Ha parlato di un vecchio sovrano, un vecchio giovane sovrano scomparso tempo fa. Non sedeva al posto di quello attuale ma aveva un regno più a nord che comprendeva anche le terre attorno al fiume. Una volta scomparso il re attuale vi avrebbe esteso il suo dominio, anche se da sempre le considerava sue, quelle terre. Non sembra sapere realmente come sono andate le cose e sospetto siano più sue fantasticherie. Questo re scomparso sarebbe vissuto in un castello su un lago a nord, circondato da una corte senza precedenti: animali, creature mitologiche, presenze oscure e altro che non ricordo. Lo rimpiange, questo sì. Ricorda la sua potenza. L'incredibile è che a detta del mio ospite il vecchio re sapeva controllare le stagioni, il tempo, il giorno e la notte, il cambiare delle maree e molto altro. Era una specie di mago. Da molto tempo era soltanto primavera, ma c'era stata anche la stagione delle piogge, e l'inverno rigido, così rigido che aveva promesso di non farlo tornare mai più. Il nuovo re non è così. Il nuovo re bada ad assicurare da mangiare al suo popolo.
E' un uomo piccolo, piccolo in tutto; ed anche la sua casa lo è. Mi chiedo se sia possibile che nella troppa solitudine un uomo possa trasformare le sue fantasie in ricordi e poi raccontarli come fossero stati vita vissuta. Ma credo che in fonod, stesse soltanto parlando con sé stesso.

giovedì 7 gennaio 2010

Una terra deserta

Non ho incontrato nessuno e sono giorni che viaggio per queste terre. Che regno è una terra senza nessuno? Che regno è un deserto umano senza precedenti? E che re è un signore che domina su niente e nessuno? Ho bisogno di amici, di persone care, di qualcuno con cui parlare con sincerità. Un tempo avevo tutto questo, un tempo, prima della distruzione. E' arrivata improvvisa ed è stata la mia salvezza. Mi ha permesso di conoscere la mia vita, di vederla come mai l'avevo inquadrata prima. I momenti di disperazione non vengono mai per fare del male. Siamo noi, siamo noi che ci ribelliamo, che contrassegnamo la strada con pietre miliari sanguinanti, che ci ricordano che non è bene tornare indietro, che se siamo arrivati a quel punto è solo per andare avanti. Un tempo avevo molte cose. Un tempo avevo molti nemici che si fingevano agnelli; avevo l'incapacità di reagire, l'assurdità di una fede piena di speranza ma senza via d'uscita. Avevo una via tracciata da seguire, avevo la vita a portata di mano. Oggi mi rimangono i miei passi, i miei piedi e soltanto una voce amica mi manca, soltanto la vita vissuta, soltanto il magico sapore della confidenza. Divento fragile nelle mie mancanze, divento triste e il cielo si oscura e la notte mi avvolge. Fa freddo ed è buio. Il freddo mi fa rimpiangere di quando potevo portare meno abiti addosso; il buio mi fa riflettere, mi fa desiderare la luce. Devo soltanto resistere, il re mi vedrà, il re mi riconoscerà, sarà costretto a farlo. Dovrà dirmi quello che ancora non so, quello che voglio sapere. M. sarà fiero di me, ancora una volta.

Lungo il tragitto

Non so perchè mi sono lasciato convincere ad andare su quell'isola. M. mi ha portato con sé e basta. Non era avvezzo a troppe spiegazioni, non era il tipo di troppe parole. Non ha mai parlato di missione, di impresa o di quant'altro. Mi manca. Ha confuso la mia mente e le mie parole, ha assaggiato la mia sgradevolezza ed io la sua, eppure mi manca. Adesso sono senza di lui, in cerca di qualcosa di altro che mi faccia perlomeno sapere chi sono diventato. Bella domanda. Forse non dovrei troppo colpevolizzarlo. Appartiene alle persone sciocche scaricare i propri problemi sugli altri, incolpare il mondo per le proprie disgrazie, sganciare i fardelli sulle presunte debolezze altrui. A volte lo faccio, a volte mi perdo a cercare di capire perchè 'capitano tutte a me', perchè 'si è comportato così', senza valutare il peso che le mie decisioni hanno avuto nelle situazioni che si sbno create attorno a me. La mia volontà pesa più di quanto io non creda, questo l'ho imparato a mie spese. La manifestazione delle mie emozioni ha un'eco che non credevo avesse; le mie intenzioni generano effetti a catena che non sarebbero esistiti. M. in fondo è stato buono. Mi ha trascinato fuori da qualcosa che non volevo più, qualcosa che doveva cambiare. Mi ricordo un tale, uno strano mago di questi posti che vaneggiava, che farneticava sul desiderio e sul cambiamento. A quello che mi ricordo, sosteneva che il desiderio e il cambiamento sono le uniche due forze che sostengono, portano avanti e spesso distruggono le cose. Desiderio e cambiamento...ci devo pensare, ho un ricordo un pò confuso. Ho passato troppo tempo su quell'isola, troppo tempo da solo con lui e con me stesso.

martedì 5 gennaio 2010

Domande

Non posso tornare da dove sono venuto, non si può tornare indietro dove non esiste neanche un andare avanti. La mia arroganza poi...mi chiedo se davvero abbia conosciuto me...ma in fondo sono arrogante e molteplice, questo lo sono sempre stato. E' difficile descriversi, perchè siamo tutto quello che adesso crediamo di essere e un attimo dopo possiamo apparirci tutto il contario. Credo sia impossibile fissare un'icona di noi stessi, impossibile perchè troppo sfuggente, volubile, multipla e molteplice. Tendo a classificare anche me stesso, a dire 'come sono', ma a malincuore, appena l'ho fatto, constato che è vero anche il contrario. Sono di natura triste? Si, eppure anche allegra, e malinconica e risoluta e arrendevole, e molto altro. Non ho una natura chiaramente identificabile e questo è un bene. Il re non può essere così sicuro nel definirmi. Non possiamo esserlo forse mai nel farlo con chiunque. Il re deve avere con me qualcosa in sospeso che non è stato chiarito. E' così che le persone finiscono per non sopportarsi.

Regis terrae: re e regalità

Da sempre mi affascina il rapporto che intercorre fra il re e le sue terre. Persuasi che l'unico rapporto possa essere quello di 'proprietà' dimentico che il retaggio del diritto romano si propone(riuscendoci) come unica soluzione di organizzazione mteriale e politica del mondo. Le terre che appartengono al re in un diritto di proprietà (che sia ereditario o di tipo elettivo o più spesso casuale) non esaurisce la visione che gli orientali avevano (e in certi casi hanno ancora), della regalità su un determinato territorio. Ecco allora una diversa visione del mondo, delle terre. Nel primo caso il re possiede le sue terre per diritto divino o quant'altro, e può farne quello che vuole. Sono sue e lui le gestisce (o ne delega sotto sorveglianza) la gestione, disponendone secondo i propri capricci. Le conosce, le sente sue e ne diventa geloso. Nell'oriente antico il re era la terra, una terra spesso anche imprecisata, con un fulcro, un centro, un puntod'espansione. Chi profana la terra del re profana la sua figura stessa e viceversa. Il re è il rierimento per le sue terre ma non può disporne come vuole e quando vuole. Non le conosce neppure, non è tenuto, non è interessato, non è portato a farlo. Il re come personificazione della regalità, il re come le sue terre. Non so che cosa si pensi in questo regno, non potrò saperlo finchè non conoscerò qualcuno in grado di spiegramelo, o quando, il fato lo volesse, non riuscirò a conoscere il sovrano stesso. Re, terre, regalità.

Incomprensioni

Mi ha colpito sentir parlare di me come davvero non me lo sarei aspettato. Il misso è stato chiaro, il suo signore deve esserlo stato con lui. Non ricordo nulla di quanto dice e l'imcoprensione più grande deve essere sorta propio sulla questione delle 'terre' che lui considerava sue. Non ricordo di essermi appropriato in passato delle 'sue' terre...non ricordo molto di quello che è stato, o meglio, come sempre ricordo gli eventi ma dimentico le impressioni, le emozioni che questi hanno generato in me. Mutano in me le sensazioni; è come se il ricordo lavorasse progressivamente a cambiare l'idea che mi sono fatto delle cose. E in uno spazio senza tempo come questo, diventa davvero complicato risalire ad un prima non troppo lontano di adesso, e a un dopo che non sia già passato. Quello che è certo è che lui mi ha conosciuto e si è fatto di me un'idea che io non ho di me stesso. Mi spaventa la distanza che ci separa, mi spaventa l'incomprensione che scopro esistere e che non credevo davvero ci fosse. Lo ricordo vagamente, a stento ma non so che carattere abbia, non credo di averlo mai saputo. Lui invece sembra sicuro. Non posso andare a valle, non posso cercare chi ha costruito la diga. M. mi ha detto di cercarlo, mi ha detto che è la mia speranza. Mi aveva parlato di riconciliazione, lo aveva fatto molto tempo fa, quando mi aveva condotto nell'isola... comincio a dimenticare anche lei, anche l'isola; comincio a non credere più tutto quello che ho visto, tutto quello che ho custodito gelosamente., tutto quello che adesso giace sul fondo del nuovo lago. Devo incontrare il re, che lui lo voglia o no. Ci chiariremo con quei pochi brandelli di memorie che ancora mi rimangono; ci chiariremo, ci spiegheremo e lui saprà dirmi che cosa fare, chi cercare, dove andare.

domenica 3 gennaio 2010

Il rifiuto


Percy: "Il re non ti riceverà, non vuole vederti. Ricorda il tuo antico nome. Ogni strada è sorvegliata. Sa chi sei, e ricorda come ergesti alte mura a difesa di qualcosa sottratto a lui. Mi dice di dirti di tornare da dove sei venuto."
Ettin: "Non posso tornare indietro, l’isola adesso è sommersa."
Percy: "Anche quella era sua. Qualcuno a valle ha costruito una diga. L’ha fatto per rallentare il corso del grande fiume e ingenuamente non ha creato altro che un immenso lago a sommergere il tuo rifugio."
Ettin
: "Il re sa chi è stato?"
Percy: "Lui non vuole vederti, non si fida di te. Conosce la tua arroganza, la tua molteplice forma, la tua insidiosa natura. Cambiare nome non significa mutare d’animo. Va a valle, cerca chi ti ha fatto questo e insieme uscite dalle terre del regno. Lui non ti riceverà."

sabato 2 gennaio 2010

Le parole del re

Ho creduto davvero di essere diverso, ho creduto davvero di lasciare quello che non volevo, senza accorgermi che tutto ciò che ripudiavo era parte integrante di un essere inscindibile, infrazionabile, indivisibile, senza comprometterne la vitalità, la natura felice e beffarda. Ricomposta l'unità, riunita la progenie infinita della mia mente sono ripartito soltanto perchè l'isola è sprofondata, soltanto perchè il gioco delle parti ha messo in moto le mie difese, soltanto perchè il luogo dove mi sono rifugiato ha dismesso ogni sua funzionalità effettiva, scomparendo alla mia vista. M. si è occultato ed io, non ho potuto che abbandonare il tempo inverso che mi tratteneva e mi ingannva; scomparsa ogni traccia del giorno e della notte cammino per sentiero che conduce alle terre del re. Cercherò le sue parole, le uniche adesso, le sole che abbia la volontà di ascoltare.

Sull'isola

Per troppo tempo sono rimasto sull'isola di F., persuaso dall'idea indecifrabile e confusa che il fiume si dividesse per necessità all'incontro con essa, e che l'avvolgesse per amore, fino a tornare a riunirsi nelle sue acque oltre, più a nord. Perchè il grande fiume scorre verso nord, e la terra che esso solca e separa è ad est quella dei vivi, ad ovest è terra dei defunti. E defunto è il passato e vivo il futuro nelle nostre speranze. E morta è la paura come un sole che tramonta, e viva la fiducia nella vita come un disco fiammante che sorge.
Quando il grande fiume la seppellì lentamente, quando le solide fondamenta di roccia si fecero prima argilla ed infina sabbia, fui costretto a nuotare oltre ogni mia capacità e oltre ogni mia aspettativa. Sono stato quello che volevo, e questa è la speranza che dò al mondo; sarò quello che vorrò, a fondamento e nutrimento della stessa speranza. La fortuna e il destino non sono che inganni di una debole volontà di vivere alla ragione, che li accoglie come veri, unici, unicamente possibili. L'unicità sta solo nella volontà e nel cambiamento di ogni cosa. Questo, M., mi ha insegnato sull'isola di F. Questo, adesso che tutto è sprofondato nello scorrere delle acque, porto nelle terre del re.

venerdì 1 gennaio 2010

Passaggio

E' soltanto un passaggio, soltanto un sentiero nella notte, soltanto una oscura metafora della vita. Credevamo di esserci persi, credevamo che le terre, l'antico regno si fosse estinto, consumato, sgretolato sotto il peso delle cose, eppure un passaggio ne mostra l'ingresso, ne mostra l'orizzonte, ne apre la speranza. Siamo stati quello che abbiamo voluto; siamo stati quello che non potevamo sapere, siamo stati e ancora siamo; adesso non possiamo conoscere il nostro futuro e poco anche il presente scorrerre degli eventi. Il sentiro conduce alle terre del re, perchè nulla è impossibile a lui. Ho dato retta a te bella P., ho dato retta a te e poi ti ho perso e ti ho ritrovato e ti ho perso di nuovo. Ho dato ragione alla tua intelligenza, alla tua capacità di agire e di comprendere la natura beffarda del mondo. Ti ho perduta per sempre e per sempre ti condurrò con me.