Quanto tempo, quanta neve, quante stagioni. Torno a questi luoghi perchè non so dove altro andare, perchè non esiste una destinazione più lontana di questa, perchè il rumore è dentro, soltanto dentro. Fuggo per cercare il silenzio, per cercare la perfezione e la bellezza; e tutto si ripiega in uno spazio curvo, in una dimesione arrotolata, aggiunta, sconosciuta, svelata e rivelata. E ritornano le antiche leggende, quelle che si legano al mio nome, alla mia natura, alla mia regalità. Queste terre mi riconoscono, mi accolgono, mi inebriano, e mi assalgono con le loro discasie, le loro fantastiche fantasie. Ho paura e sento freddo come altre volte mi è capitato; e fu la neve, la neve allora, a ricoprire ogni passo, a nascondere le tracce incerte di un incerto cammino, di un incerto futuro, di un incerto divenire. Nulla sembra dispiegarsi se non la necessità di una scelta, la necessità di una presa di posizione, di una guerra imminente, di un conflitto che avrà solo perdenti e sconfitti. Mi perdoni il cielo se la pace non fa parte della mia vita, se nulla conduce alla gioia, se niente si allinea su un dritto sentiero. I boschi tornano a raccontare tutto quelloe che è stato, quello che è andato perduto, quello che ho abbandonato o sostituito. I boschi mi rammentano che nulla, nulla torna come prima, che nessuno si lava due volte nello stesso fiume, e che se anche la sensazione può sembrarti quella, nulla è mai come è stato e nulla lo sarà più. Mi perdoni il cielo, lo stesso che ho rinnegato, molti secoli fa, mi perdoni e mi assista con i suoi angeli. Ho freddo, la paura è troppo forte
Neve di maggio
Lapis Lapsus ex Coelis
giovedì 3 marzo 2022
domenica 1 novembre 2020
Perdono
Mi perdonino i Cieli e le enneadi sacre, per aver rinunciato, per aver abbandonato. La Regina fu chiara: fa parte doi me, della mia materia, abbandonare ogni cosa, anche lei, fuggita appena oltre, dope neanche possiamo più sperare di guardarci negli occhi, dove anche gli occhi perdono gli sguardi in un o spazio che si piega alla necessità di abbandono. Mi perdonino i Cieli, non è nelle mie forze, non ancora poter contrastare qanto sembra nascere come un drago, dalle profondità di una terra desolata, quale sono. Sono desolato, triste e abbandonato, proprio come queste terre, proprio come questi tramonti interminabili. Ho pianto, ho pianto molto perchè quando si sceglie, convinti che la direzione è quella giusta e si abbandona tutte le altre, quando ci si incanala in scelte decise, per un po' si è orgogliosi e forti di se stessi, si è audaci e fieri, come leogrifi, come stelle nuove, nevi perenni. Soltanto in seguito, quando la terra sollevata sotto la superficie del lago da piedi maldestri si decanta e lascia intravedere un po' oltre, solo allora, quando il lago si cama e si schiarisce, solo allora arrivano le lascrime, quelle solitarie, quelle incondivisibili, quelle che nessuno più puo' capire perchè neanche la tua anima è più con te e neanche lei puo' aiutarti a spiegarle. Perdono perchè non avrei potuto fare altrimenti e la forza per fare altro non l'ho neanche adesso. Perdono, per aver lasciato un impero, un regno ben governato all insidie del mondo, alla corruzione del tempo. Il Tempo. Avevo creduto, di poterlo tenere fuori. Ingenuità di un giovane troppo inesperto della vita, e della morte. E adesso che tutto chiama alla morte intorno, non vedo altro che le parole del tempo, insinuate in ogni cristallo di neve, in ogni ricordo, in ogni futuro possibile. Il Tempo.
venerdì 21 giugno 2019
Mondi e parole
lunedì 21 marzo 2016
Da Ovest
Riparto dall'Ovest, in preghiera alla tavola sacra sorta sulle ceneri della torre di Flauris. Il passato è stato glorioso e le sue rovine testimoniano che nulla è definitivamente perduto ma trasformato. C'è dolore e fatica, tristezza e rassegnazione per quello che è stato e che non potrà più essere, non come lo abbiamo conosciuto. Nulla sarà più. L'illusione che le cose possano rimanere tali per sempre è una superstizione generata dall'ignoranza umana. Nell'equinozio di primavera tutto sembra schiudersi ancora, uovo Pasquale, e rinsacere. Piccolo germoglio, piccola antropomorfica speranza di vita futura. Piango sulla Tavola della Rinascita e spero nel mio futuro. Mi lego a chi si slega, mi avvicino a chi tenta di andarsene. Sono re e servo di me stesso, sono povero e ricco di quanto possiedo. sabato 19 marzo 2016
L' Appeso, l'Eremita e il Re
giovedì 10 settembre 2015
Resoconto di un viaggio
Ho fatto un lungo viaggio. Il tempo è scorso veloce. Le terre oltre il Grande Fiume sembravano impervie, sembravano troppo oscure per la mia fantasiosa mente. Eliante ora non ha più misteri. Lui adesso dimora in me ed io sono in lui, uniti per sempre e indissolubilmente; fusi nella discontinuità che l'Est e l'Ovest generano l'uno all'altro. Il Catello Nero è la mia nuova dimora e tutto scompare sotto la neve. Ho scritto poesie, ho cantato alle stelle, ho aspettato i solstizi e il succedersi delle nuove lune. Le sorprese e gli incontri importanti non sono mancati. Mancano invece le stesse sensazioni, quelle di pienezza e distrazione, quelle di appagamento perenne, quello nulla è riuscito a darmelo. La voragine oltre il bosco invece si è fermata, in una sospensione innaturale e impossibile da risolvere e sostenere. Tutto si autosostiene paurosamente nel vortice di emozioni congelate e rimandate; tutto vive e respira in una unità mai statica e sempre dinamicamente iperbolica. Eliante non ha più misteri; Eliante, dono di Astrial, passaggio oltre la nera barriera, respiro della terra profonda, adesso è con me. venerdì 19 dicembre 2014
Solitudine
venerdì 25 luglio 2014
Da Ovest: il settimo dono di Astrial
Voci e sussurri da Ovest. La grande voragine si allarga e inghiotte nuove e antiche terre. La vecchia casa è definitivamente caduta, il Mago ne sarebbe atterrito: lì era tutto il suo passato che adesso si perderà nei ricordi. La città di Flauris, cara al re di Ergon che fu, vede distrutta definitivamente la sua grande torre, che svettava nei cieli più alti, che proclamava la grandezza di una gloria finita con la caduta del suo re. Crollata si dice, rovinosamente caduta a causa delle violente scosse che qui non si percepiscono, che qui non arrivano, per il momento. E' scomparsa la città sacra di Ergon e Tìndora, città rudere, rischia la definitiva distruzione. Voci da Ovest, la terra dove tutto muore, dove tutto si consuma. Neanche il Grande Albero Ermetico adesso può sanare le ferite. Il dono di Astrail stavolta è una mappa per trovare le sacre terre, per fermare la voragine del Nullium e arginare il pericolo che incombe sulle nostre vite. Eliante assapora il gusto della partenza ed io temo la fine di tutto. venerdì 18 luglio 2014
Parlare
domenica 13 luglio 2014
Il dubbio: per te
giovedì 3 luglio 2014
Ascolto la neve [che ascolta]
Ci sono giorni (cieli), [persone], che rimpiango, che ricordo, che rinnovo con nostalgia alla mia mente. Eliante mi guarda triste perchè avverte le mie emozioni. La neve (occhi), [parole e legami], a volte sa ascoltare, sa far parlare le emozioni più profonde, composte e scomposte in discorsi frantumati e rimasticati, fragili ma potenti [e la voglia di sdraiarsi è molta]. La neve a volte, sa coccolare col suo bianco bianco, (leggero), [ascolto] le sensazioni più irruente e forti, le sa ascoltare prendere e rinforzare e custodire (i silenzi diventano anche parole dette e ridette per non soffocare ma per accogliere). Ci sono giorni (cieli) [persone] dove tutto si accatasta, terribile e soffocano le parole, muoiono le impressioni, e le circostanze che, strane, ci hanno condotto in quelle terre (legami), [terribilis est locus iste]. Eliante mi guarda e non capisce fino in fondo (la diversità accettata è l'inizio del legame) perchè per lui parlare spesso è superfluo, verbalizzare inutile, raccontare privo di senso [la diversità è la più difficile differenza da capire]. C'è stata una neve che ha saputo domarmi, che ha saputo toccare l'intimità delle mie parole. C'è stata una neve che mi ha soffocato, affogato, costretto, rinnegato (la lontananza si crea in un attimo e si colma con difficoltà). La stessa neve che ha imparato tutto di me, ogni cosa, ogni piccolo particolare senza mai capire davvero che cosa si celasse dietro le forme, dietro le sagome imbiancate e irrigidite [che cosa si cela oltre? gli sciocchi sono lontani dal capirlo]. C'è stata una neve che mi ha abbracciato senza mai freddarmi, senza mai spezzare il suono delle idee, lieve e fragilissimo [musica nei boschi]. C'è stata una neve che ho rifiutato, che ho calpestato, che ho ammucchiato nei cigli delle mie strade per farmi spazio, per rinfrancarmi, per essere libero (ribellarsi è sintomo di rispetto verso se stessi). C'è una neve che ho cercato, che ho voluto per riposare, per piangere, per sorridere e rinverdire il presente legato a quello che è stato e che potrà essere [nostalgico terribile passato].Oggi è un giorno triste, fatto di montagne di neve [parole] che non hanno saputo che spezzare, imbrigliare, catalogare e rompere le mie emozioni. Freddo, fredda, freddi.giovedì 26 giugno 2014
Settimo passaggio: la riva del lago.
"Sapevo che saresti tornato, giovane re. Il mio palazzo nero e i miei boschi sull'altra sponda del grande fiume hanno atteso silenziosi la tua disfatta e la tua rinascita, nuova fenice in terre antiche. Non avresti potuto e niente avrebbe resistito. Siamo inscindibili, come la fiamma e il tizzone, l'acqua e la sorgente e un addio pronunciato da parole umane non basta a rompere la forza dei legami. Ma ci sono delle novità, che dovrai accettare, che dovrai condividere con me e con le quali interagire. Ero io quello più schivo, misterioso, sfuggente. Adesso sei fuggito tu e sei tornato nuovo e rinsavito, impaurito ma anche temerario, pronto ad andare oltre. E "quest'oltre" sembra giunto, sembra improvvisamente piombato sulle nostre immaginifiche fronti. Siediti sulla riva del lago e ascoltami: sta succedendo qualcosa di nuovo."domenica 22 giugno 2014
Simboli: il cinque
La pentade è quintessenziale, perché conduce la terrestrità del quattro verso un nuovo orizzonte spirituale. Il quinto ha in sé la dualità del dao e degli opposti, e si diversifica dagli altri quattro come il pollice in una mano, opponibile e complementare o come la testa nell'uomo vitruviano paragonato ad un pentacolo, con una punta più corta.. Il secondo giorno d'estate
Tutto si sdoppia nel secondo. Le contraddizioni emergono oggi perchè ieri era soltanto il primo e domani la complessità del trino ci travolgerà e non saremo più in grado di ritornare alla dualità perfetta, alla dicotomia precisa e indifferente. Sono tornato, dopo aver abbandonato le festività di maggio, dopo aver lasciato Eliante nel suo oscuro palazzo, sono tornato. Ho trovato cose nuove, ho amato luoghi nuovi, ho rinvenuto pezzi del mio passato che avevo dimenticato. Ed Astrial mi ha concesso ancora di essere re, di essere signore e padrone. tutto si muove verso il tre, la complessità perfetta che condurrà allo ctonio, alla tetrade terrena. E' il secondo giorno d'estate e la neve cade copiosa sulle mie mani.domenica 15 giugno 2014
Neve e pane: grazie
"Sotto la neve pane, sotto la pioggia fame". A volte le parole più semplici sono quelle a cui si da più ascolto. A volte le emozioni più immediate sono quelle che più ci colpiscono. Ho cercato complessità indicibili, per dimostrare al mio ego che anch'io ero così. Oggi mi chiedo se le emozioni, le parole, i pensieri, i proverbi più semplici non siano la strada per una tranquillità maggiore. ho voglia di dare ascolto a qualcosa che non sia difficile, intricato e comgiovedì 12 giugno 2014
Il fuoco bagnato: alchimie
domenica 8 giugno 2014
Alice nel Paese delle Meraviglie: personaggi
Il Leprotto Bisestile ('compagno di merende' del Cappellaio) è una errata traduzione disneyana dall'inglese di March Hare, leprotto marzolino. In Inghilterra si usava dire - e si usa ancora - Mad as a march hare (matto come è matta una lepre a marzo), alludendo con questo alle scatenate capriole delle lepri maschio durante il periodo del calore, di solito nel mese di marzo, appunto. Ancora. Il sorridentissimo Stregatto che, nel romando, è chiamato Cheshire cat (gatto del Cheshire) trova la sua origine nel modo di dire Sorridere come un gatto del Cheshire, molto comune ai tempi dell'autore. L'immagine del gatto del Cheshire che sorride è legata probabilmente all'usanza esistente un tempo in tale regione, di fare una forma di formaggio che aveva la forma di un gatto sorridente. Infine: "La tossicità del mercurio è nota sin dall'antichità: i Romani erano infatti a conoscenza dei sintomi nervosi dell'esposizione all'elemento. Nell'età moderna, la tossicità del mercurio ed i suoi effetti nocivi sulla salute della mente si fecero palesi in particolare nell'Inghilterra dell'Ottocento, quando disordini mentali si diffusero tra i produttori di cappelli, che utilizzavano grandi quantità dell'elemento per lavorare il feltro. La diffusione di tali sintomi ispirarono con tutta probabilità lo scrittore e matematico Lewis Carrol nell'ideazione della figura del Cappellaio Matto, resa celebre dal romanzo Alice nel Paese delle Meraviglie."Au
Il simbolo chimico dell’oro deriva dalle iniziali della parola latina con cui lo si identificava (Aurum). Si liquefa a 1064° ed evapora 3080°. Insieme al rame è l’unico metallo ad avere un colore. La sua elevata malleabilità permette di farne sfoglie dello spessore di 0,0001 mm (un grammo ogni 0,4m2). Non si corrompe agli agenti atmosferici, all’acqua e con gli acidi. Fino ad oggi sono state ricavare circa 80 mila tonnellate d’oro, di cui 60 mila solo nel ventesimo secolo. Una parte non trascurabile si nasconde in denti finti e otturazioni (pratica in uso sin dagli etruschi).Quesito di Archimede: come si può sapere con esattezza se un oggetto è d’oro o semplicemente placcato oro, senza rovinarlo (tipo fonderlo, graffiarlo, saggiarlo ecc ecc)?
venerdì 6 giugno 2014
L'Albero e l'Impiccato
giovedì 5 giugno 2014
Androginia primordiale: l'Adam Qadmon, il Rebis e l'Albero Sephirotico
Tutti temi enormi, tutte questioni importanti e complesse. Eppure la transessualità divina, l'androginia del dio, dell'uomo e del dio-uomo ricorrono e si rincorrono, come a reclutare alla mente forze occulte, a rievocare antichi concetti e pensieri, vecchie immagini della natura dimenticate dalla scienza e dalla scientificità moderna.domenica 18 maggio 2014
Chimera
Già gli antichi ritenevano che la chimera fosse un essere impossibile nella forma e nella composizione. Per questo ancora oggi si ritiene che un'idea o qualcosa di irrealizzabile inesistente, assurdo o utopico sia soltanto una chimera. Bellerofonte per ucciderla, aveva chiesto aiuto a Poseidone che gli aveva fornito il cavallo alato Pegaso, schizzato letteralmente fuori dal collo del mostro Medusa, nel momento in cui Perseo l'aveva decapitata. Compresenze
Sono fuggito, oltre i Boschi Ottenebrati, oltre gli Alberi di Pietra, il castello sul Lago, il Faro, i Giardini Officinali e ancora oltre. Ho attraversato magnifici luoghi, molto più belli delle mie terre e mi sono infine perduto. Il Grande Mago l'aveva predetto, su di se ed era successo, fino alla sua scomparsa. Il Re delle nuove terre nella seconda Era, aveva tentato la fondazione di città importanti e imponenti, a saldare un'alleanza con il cielo e con la terra, ed anche lui, infine fu distrutto dal suo stesso peso. Come potevo sperare, io, discendente diretto, erede di tutto, come potevo sperare una sorte migliore? Forse le mie speranze erano in M. e in Eliante ma entrambi sono malati, sono perduti nelle loro memorie, nei loro assoluti pensieri ed io mi sono sentito solo, solo, perchè qualcuno è morto, morto davvero, e mi ha lasciato così, con qualche pietra in mano, con alcune speranze irrealizzabili, con forze centrifughe e centripete in costante controversia, con un paio di ali tagliate e inutilizzabili. venerdì 16 maggio 2014
Simboli: l'intrigo, la tessitura, l'astuzia e le donne
Mentre tessitura ed astuzia sembrano procedere in parallelo all'interno dell'universo dei miti, ad esse pare inequivocabilmente legato il femmineo. La tessitura è un'arte paziente e appartiene alle donne ed Atena ne è signora oltre ad essere anche la dea dell'intelligenza. Penelope non si separa dall'astuzia del suo telaio rinviando le risposte alle domande di matrimonio dei suoi pretendenti; Aracne è tanto brava nel tessere gli amori degli dei che verrà punita per questa arroganza; il filo di Arianna infine, è emblema di questa capacità suprema, è simbolo di come si possa affrontare veri e propri labirinti (della vita e della mente) con una trama, un filo, una tessitura. In tutto questo il mito sembra suggerire come le donne possiedano per natura una capacità di conduzione superiore a quella degli uomini, e come dietro ogni evento si possa ritrovare una tela tessuta ad arte che si dirama e che si intreccia agli eventi e agli uomini.giovedì 15 maggio 2014
Tutto sprofonda
E infine tutto sprofonda nel silenzio e nella sofferenza. Perchè anche la sofferenza è una tristezza da accettare, uno stato dell'io che permette di comprendere appieno tutte le altre emozioni, compresa la gioia che adesso svanisce leggera... Non è da fuggire, non è da schivare, è da prendere e vivere, così come si presenta, con le intercapedini scricchiolanti, le crepe sui muri appena imbiancati dove cresce l'erba e si fa spazio con le proprie radici. Musiche lontane a rasserenare il cuore, parole, parole, parole a rinverdire i prati di Asfodeli, a rinfoltire la memoria di tristi e forti ricordi. Ci sono cose che non si possono dimenticare, che non si possono lasciare scivolare perché qualcosa dentro noi le lega assieme, in fascine strette, come quelle che faceva mio nonno, come quelle che si accatastavano nei campi, d'autunno. Ci sono cose che rimangono per sempre anche se fanno male, e bene insieme [tertium datur], cose che non vorresti aver vissuto, cose che andrebbero abbandonate, zavorre della coscienza. Sì tutto sprofonda in una terra impastata di tristi e allegri pensieri, di sorrisi e smorfie a ricordarci che il mondo non è solo nostro e che le nostre vite a volte possono non appartenerci come vorremmo. Ci sono cose che vanno accettate e portate nel cuore, in silenzio, con profonda venerazione, con lacrime cristallizzate. Uova di pietra sono state deposte perchè nulla possano fruttare ma perchè la natività di qualcosa di sperato possa rimanere ab aeterno, nella memoria e nell'immaginazione, passato e futuro assieme che si fondono in un eterno presente. E si ritorna a quello che è stato, che vorremmo che fosse e che infine è, a quello che vorremmo, che non abbiamo voluto e che ora accettiamo. Tutto sprofonda.venerdì 9 maggio 2014
giovedì 8 maggio 2014
Riflessi: la spedizione degli Argonauti, necessità e volontà
domenica 4 maggio 2014
Apollineo Fiore: i festeggiamenti di Maggio
Le bufere sono arrivate dalle terre di Astralia. Cumuli di neve, e tutto si copre di bianco, bianco, bianco. E lui, apollineo fiore, si è unito ai festeggiamenti di maggio, incombente e risolutivo. Leggero, calmo, guarito dalla follia che lo aveva pervaso, dalla malattia che sembrava volesse consumarlo. E' un miracolo, un prodigio divino, una forza inesauribile. L'ho accolto al Palazzo delle Stagioni, come si addice ad un re, ad un amico importante, ad un fragile ospite. Maggio porterà qualcosa che non sappiamo, che non conosciamo ancora, che non immaginiamo e che non possiamo sperare di ricordare perchè mai ci è appartenuto. Tutto non appare scomposto ma l'instabilità si presenta ad ogni fessura che le pareti rivelano, pieghe e o piaghe nelle nostre menti, nelle nostre fantasie, nelle condutture che ci fanno percorrere strade di pensieri sempre uguali, sempre solite, sempre senza fine. Sono felice di averlo qui, sono felice di poter festeggiare la fragilità di ognuno fra queste mura, ad Ovest del grande fiume nelle terre dei morti. Perchè ad Est ho paura, temo l'oscurità e l'assenza di neve che congela ogni afflato di vita e lui non verrà a proteggermi. giovedì 24 aprile 2014
Alle porte di maggio. la malattia di Eliante
Con maggio alle porte, Eliante sembra caduto in un'apatia e in una sofferenza che non ha tregua né consolazioni. Si ammalerà, come un tempo successe ad M. col confronto con l'Alchimista. La verità distrugge le illusioni, i rivela i vuoti riempiti ad arte e che abbiamo pensato e voluto e desiderato. La necessità di rispettare i propri desideri ci uccide davanti a quello che abbiamo costruito per ingannarli. La neve fredda e chiara ha oltrepassato il grande fiume e ha raggiunto oramai le nere terre riflettendo la luce in poliversi spazi e onde. La neve sovrasta le nostre intenzioni e illumina gli anfratti nascosti e le intercapedini delle nostre paure. Starò con lui per preparare le festività di maggio, tanto sentite in queste terre; lo condurrò al Palazzo delle Stagioni, un luogo più sicuro e gioioso, lasciando le oscure terre senza padrone, senza re, senza guida. Ricordo M. quando chiuso nel suo faro attendeva il ritorno del Mago o del Leogrifo. Ricordo M. ai Rifugi Oscuri, ammalato e distrutto.
Ora maggio è alle porte e tutto dovrà essere pronto. Bufere oltre l'orizzonte di Astralia, si preparano ad invadere le mie terre. Perchè non amiamo i cieli sereni, non vogliano e non bramiamo la quiete. L'ordine e la calma sono frutto di troppa scienza e intelletto. Il movimento e l'agitazione rivelano invece la presenza dell'instancabile desiderio di ricerca e di vita che pervade ogni cosa. martedì 22 aprile 2014
Sesto dono di Astrial: il bracciale di luce
lunedì 21 aprile 2014
Io e la luna
mercoledì 16 aprile 2014
Mitologema e archetipo della tetrade e del tetramorfo
domenica 13 aprile 2014
PHI, la matematica irrazionale
Il silenzio
venerdì 11 aprile 2014
Il trino sacro preolimpico: il tre e dio
Quando ancora Dio rientrava nel femmineo strettamente connesso alle tre fasi lunari, la trinità si manifestava ampiamente nelle divinità e semidivinità preolimpiche. Testimonianza della presenza del trino anche prima del cristianesimo, e dell'avvento della mascolinizzazione del sacro a svantaggio della femminilità onnipresente in natura. giovedì 10 aprile 2014
Il castello nero di Eliante
venerdì 4 aprile 2014
La scomparsa di M.
domenica 30 marzo 2014
Sesto passaggio
Il prato di asfodeli
Colpisce l'assoluta assenza del giudizio divino, tanto caro al mondo giudaico cristiano. La mancanza di una dannazione chiara ed esemplare, di un possibile riscatto (parimenti al purgatorio), di una possibilità ulteriore (escatologia della resurrezione). L'oltretomba dopo lo Stige e il palazzo di Ade e Persefone, ci appare come una tripartizione immediata e in se stessa radicata (radix ipsium) in cui i morti non possono sperare oltre. Quando l'ultima Parca avrà tagliato il filo tessuto e misurato dalle sue sorelle, Caronte traghetterà e condurrà il defunto alla sua naturale destinazione.sabato 29 marzo 2014
Simboli: la triade
Naturale espressione e propagazione della diade, il terzo raccoglie gli opposti e li sviluppa riconducendoli all'unità. Col terzo filo si fa una treccia, e la terza gamba rende stabile uno sgabello; il terzo punto definisce la prima superficie, il triangolo, che soggiace a tutte le forme sensibili, perchè simbolo di ognuno dei quattro elementi antichi. Unito all'opposto di se stesso, il triangolo equilatero, compone il sigillo salomonico, riassunto di ogni filosofia ermetica. Tre i tempi storici, i processi di vita, nascita-vita-morte, creazione-trasforamzione-distruzione, esemplificati nell'induismo dalla triade Shiva-Brahma-Visnù. Trina è la divinità cristiana e tre sono le fasi alchemiche principali. Tre sono lo il mercurio lo zolfo e il sale. Tre le dimensioni percepite dall'uomo, le parti dell'atomo, le famiglie di quark, i colori primari, i tasselli regolari, le virtù rivoluzionarie e quelle teologali. Tre le grazie, le furie e le parche del mondo antico.Il prato di asfodeli
Colpisce l'assoluta assenza del giudizio divino, tanto caro al mondo giudaico cristiano. La mancanza di una dannazione chiara ed esemplare, di un possibile riscatto (parimenti al purgatorio), di una possibilità ulteriore (escatologia della resurrezione). L'oltretomba dopo lo Stige e il palazzo di Ade e Persefone, ci appare come una tripartizione immediata e in se stessa radicata (radix ipsium) in cui i morti non possono sperare oltre. Quando l'ultima Parca avrà tagliato il filo tessuto e misurato dalle sue sorelle, Caronte traghetterà e condurrà il defunto alla sua naturale destinazione.venerdì 18 ottobre 2013
Entrata, uscita: ritorno
martedì 11 giugno 2013
Potenti re
Sono sempre io, sono sempre lo stesso pensiero nato e cresciuto in una mente iperbolica e surreale, aliena e paradossale. Sono sempre io, leggero e pesantissimo, frammentato e diviso nelle mie moltiplicanze...sono lo stesso oltre i festeggiamenti di maggio, oltre le asperità, oltre le stelle, i cieli, le andature leggere i colori d'inverno. il Palazzo delle Stagioni ha chiuso le sue vetrate, le festività col mese nuovo sono finite e tutto è tornato alla lettura, sotto la stessa neve, lo stesso identico sole. Eppure in profondità molto è cambiato, strisciato via, decaduto e rinnovato. Molto di ciò che era non è più perchè qualcuno è riuscito a togliergli il colore mantenendo la patina dorata esterna, mantenendo quello che si è sempre sembrati. Ambisco ad un'unità più grande, più alta che sfugge alle mie mani, ai miei stessi pensieri; un'idea troppo alta perchè io l'afferri. E mi appello ad Astrial, alla Tavola Concava, a tutte le arti che posso possedere per sanare questa disomogeneità. Ambisco a parole più rilassanti di quelle di questi utlimi giorni, parole anche fragili ma meno pesanti. Parole che non tocchino sempre l'anima, che non distruggano cristalli e ceramiche con il loro passare, con il loro incedere, con il loro indugiare. E qui tutto torna alla lettura, al silenzio ed Eliante scivola di nuovo nel buio delle sue terre, appagato di ciò che è stato; M. rimpiange un passato glorioso in cui antichi re si appellavano a più antichi dei per sostenere quello che oggi non ha più colonne, non ha più soffitti, non ha più nomemartedì 4 giugno 2013
La fine e l'inizio: le festività, la vita e la morte
venerdì 17 maggio 2013
Quinto dono di Astrial: la penna d'oro
giovedì 16 maggio 2013
Il labirinto di Eliante
C'è un labirinto nelle terre di Eliante, replica esatta di quello che il Mago eresse per Fenix vicino al suo castello sul lago. Meraviglia di questi luoghi, leggerezza della mente, Eliante me lo mostra, mi invita a percorrerlo, consapevole della mia incapacità, audace e sfrontato, come già lo avevo conosciuto. Lo guardo serio e lui sorride. Mi teme e io temo lui, la sua bizzarria, il suo colore, tanto differente dal mio. Il labirinto mi tenta, mi avvolge già nelle sue spirali, nelle sue morbide, mortali volute. Ho paura sì, lo posso dire, perchè i miei piedi percorrono sentieri che mai avrebbero creduto e tutto diventa come un lungo interminabile crinale, e su entrambi i lati la montagna ripida e pericolosa scende verso valle. Credo che non ci sia perfezione, sì; credo che esista la complessità, sì; credo nella bellezza e nella gioia di goderla; credo nella rabbia di non poter trovare una soluzione logica a tutto. A grandi passi mi avvicino all'entrata e lui sorride, fiero di avermi tentato e indotto nel peccato mortale. Non morirò all'inferno, non io, che non credo nella sua esistenza. La burla e l'inganno stanno qui: le cose appartengono a chi le crede. Sì, ci credo.Simboli: il labirinto
Il termine labirinto deriva dal greco e fa riferimento ad una leggendaria costruzione architettonica dell'antichità, il palazzo del re Minosse e Cnosso, caratterizzato da una pianta complicata e artificiosa, in cui i corridoi e le stanze si susseguivano e si intrecciavano creando un groviglio di spazi capace di far perdere completamente l'orientamento al visitatore.
Il Labirinto originario, quello preistorico e antico, detto unicursale è formato da un'unica via che si intrica, si avvolge, e va verso un Centro. E' una via lunga, faticosa, ma senza biforcazioni, crocicchi o cammini ciechi, incertezze e necessità di scelte; da percorre nel doppio senso di andata e ritorno, e senza pericolo di smarrimento. Questo complesso tracciato si ritrova, allo stato di natura, nei corridoi di accesso ad alcune grotte preistoriche.
Del simbolo del Labirinto sono state date le interpretazioni più varie e disparate in ogni campo, dalla filosofia alla psicologia, dalla psicanalisi alla pittura, dall'architettura alla scultura.
Il primo labirinto di cui si ha notizia nella tradizione occidentale è quello del Minotauro, costruito dall’architetto Dedalo su incarico del re cretese Minosse, e nel quale entrò Teseo per uccidere il mostro.
Il Labirinto ci suggerisce che ci troviamo di fronte ad un processo di iniziazione che, a prezzo di una faticosa esperienza, conduce l'Uomo al Centro, dove esso è solo di fronte alla propria realtà interiore, o alla bestia con cui deve combattere o alla morte, nel silenzio impalpabile che, solo, permette di acquisire la conoscenza di sé.
Tale significanza si conserva anche nell'allegoresi cristiana dell'Alto Medio Evo dove il Labirinto simboleggia, di solito, le prove che il devoto deve affrontare prima di giungere alla Gerusalemme Celeste.
Nella tradizione cabalistica, ripresa anche dagli alchimisti, il Labirinto svolgerebbe una funzione magica e sarebbe uno dei segreti attribuiti a Salomone. E' per questo che il Labirinto delle Cattedrali, costituito da una serie di cerchi concentrici interrotti in alcuni punti in maniera tale da formare una sorta di sentiero inestricabile e bizzarro, sarebbe chiamato "Labirinto di Salomone" (come quello della cattedrale di Lucca).
In alchimia è un'immagine del lavoro intero dell'Opera con le sue difficoltà maggiori e cioé quella della via da seguire per raggiungere il Centro dove avviene il combattimento tra le due Nature dell'Uomo, e dove si raggiunge la conoscenza del sé realizzato nel Rebis.
È soltanto in seguito, dall'età manieristica e barocca, che il labirinto subisce un radicale cambiamento e si aggroviglia, si complica, in una serie di illusioni e ingannevoli camminamenti che non danno più la certezza di arrivare al suo centro e, una volta arrivati, non danno più la sicurezza neanche di raggiungere l'uscita. Diventa allora il luogo della perdizione, dell'errore, del mistero e dell'avventura.
Le vie intricate e tortuose del Labirinto che permettono o impediscono l'accesso appaiono anche un sistema di difesa di ciò che contiene e, quindi, annunciano la presenza al suo interno, di qualcosa di prezioso e di sacro a cui non tutti possono accedere (il proprio io). Solo a pochi è concesso di intuirne l'entrata e le vie da percorrere per arrivare fino in fondo, mentre tutti gli altri saranno impossibilitati a penetrarvi o si smarriranno per strada. Può succedere di essere assaliti da un terribile senso di claustrofobia e contemporaneamente di distacco dal mondo esterno. Soli con la propria coscienza e privi di ogni riferimento, si perde il rapporto Spazio-Tempo e si finisce per smarrirsi, riducendo il mondo interiore ad un caos senza senso possibile. Tale stato di shock determina la frantumazione di una personalità non più desiderata.
Il Labirinto, quindi, è la via che conduce all'interno di se stessi, verso la parte più misteriosa della persona umana, che non può essere raggiunta dalla coscienza se non a seguito di lunghi giri (la spirale) o di una intensa concentrazione, che permetterà di giungere all'Intuizione Finale.
Il Labirinto pone l'uomo di fronte al suo Mistero che, restando inspiegabile razionalmente, deve essere colto o intuito.
Il termine labirinto deriva dal greco e fa riferimento ad una leggendaria costruzione architettonica dell'antichità, il palazzo del re Minosse e Cnosso, caratterizzato da una pianta complicata e artificiosa, in cui i corridoi e le stanze si susseguivano e si intrecciavano creando un groviglio di spazi capace di far perdere completamente l'orientamento al visitatore. Del simbolo del Labirinto sono state date le interpretazioni più varie e disparate in ogni campo, dalla filosofia alla psicologia, dalla psicanalisi alla pittura, dall'architettura alla scultura.
Il primo labirinto di cui si ha notizia nella tradizione occidentale è quello del Minotauro, costruito dall’architetto Dedalo su incarico del re cretese Minosse, e nel quale entrò Teseo per uccidere il mostro.
Tale significanza si conserva anche nell'allegoresi cristiana dell'Alto Medio Evo dove il Labirinto simboleggia, di solito, le prove che il devoto deve affrontare prima di giungere alla Gerusalemme Celeste.
Nella tradizione cabalistica, ripresa anche dagli alchimisti, il Labirinto svolgerebbe una funzione magica e sarebbe uno dei segreti attribuiti a Salomone. E' per questo che il Labirinto delle Cattedrali, costituito da una serie di cerchi concentrici interrotti in alcuni punti in maniera tale da formare una sorta di sentiero inestricabile e bizzarro, sarebbe chiamato "Labirinto di Salomone" (come quello della cattedrale di Lucca).
In alchimia è un'immagine del lavoro intero dell'Opera con le sue difficoltà maggiori e cioé quella della via da seguire per raggiungere il Centro dove avviene il combattimento tra le due Nature dell'Uomo, e dove si raggiunge la conoscenza del sé realizzato nel Rebis.
È soltanto in seguito, dall'età manieristica e barocca, che il labirinto subisce un radicale cambiamento e si aggroviglia, si complica, in una serie di illusioni e ingannevoli camminamenti che non danno più la certezza di arrivare al suo centro e, una volta arrivati, non danno più la sicurezza neanche di raggiungere l'uscita. Diventa allora il luogo della perdizione, dell'errore, del mistero e dell'avventura.
Le vie intricate e tortuose del Labirinto che permettono o impediscono l'accesso appaiono anche un sistema di difesa di ciò che contiene e, quindi, annunciano la presenza al suo interno, di qualcosa di prezioso e di sacro a cui non tutti possono accedere (il proprio io). Solo a pochi è concesso di intuirne l'entrata e le vie da percorrere per arrivare fino in fondo, mentre tutti gli altri saranno impossibilitati a penetrarvi o si smarriranno per strada. Può succedere di essere assaliti da un terribile senso di claustrofobia e contemporaneamente di distacco dal mondo esterno. Soli con la propria coscienza e privi di ogni riferimento, si perde il rapporto Spazio-Tempo e si finisce per smarrirsi, riducendo il mondo interiore ad un caos senza senso possibile. Tale stato di shock determina la frantumazione di una personalità non più desiderata.
Il Labirinto, quindi, è la via che conduce all'interno di se stessi, verso la parte più misteriosa della persona umana, che non può essere raggiunta dalla coscienza se non a seguito di lunghi giri (la spirale) o di una intensa concentrazione, che permetterà di giungere all'Intuizione Finale.
Il Labirinto pone l'uomo di fronte al suo Mistero che, restando inspiegabile razionalmente, deve essere colto o intuito.
lunedì 13 maggio 2013
Tutto converge
giovedì 9 maggio 2013
Quatro dono di Astrial: la tavola concava
Addensamenti nel vuoto
Considerando gli immensi spazi vuoti fra gli ammassi di galassie, si stima che la densità media della materia visibile nell'universo sia di un solo atomo per metro cubo. martedì 7 maggio 2013
Primo concilio: il palazzo di Eliante
Contraddizioni: io e Eliante
Guardo Eliante e scopro quanto sia diverso da me, quanto sia distante il suo modo di vivere il mondo, di conoscerlo, il suo modo di avvicinarsi agli altri. Lo scruto e lui si compiace di questo. Ama essere osservato, scoperto, ammirato, differentemente da me che spesso mi nascondo, io che sono chiamato a regnare su terre che scopro di aver già conosciuto e dominato e regnato. Mi guarda compiaciuto, eclettico, misterioso, intrigante e oscuro. Mi guarda chiedendomi di guardarlo; e M. rimane colpito da quanto sia attratto da lui. Un'attrazione che oscilla dall'ammirazione all'invidia. lunedì 6 maggio 2013
Un monumento
Ho posizionato una pietra, un monumento, un ricordo a chi non può più ricordare; a chi adesso non muove le sue labbra, non pensa, non ride più. E mi chiedo quanto ci sia costato arrivare fin qui, quante energie abbiamo speso per conoscerci e infine lasciarci, improvvisamente, amaramente; quanto ci è pesato discutere e fraintenderci per poi lasciare che tutto tornasse da dove era venuto. Quanto ci ha divertito ridere e quanto ci hanno impegnato le mie preoccupazioni. Eppure le leggerezze non sono mancate, le gioie, le inifnite bellezze, i raggi di sole e i caffè all'ombra dei primi chiari di primavera. Mi chiedo a che cosa sia servito; poi ricordo il sorriso e quello basta, quello mi sorprende, mi rallegra, mi rattrista, mi rinforza e mi scoraggia. Un monumento, una pietra sottile, a nord del faro, sul mare, simbolo della mia e tua memoria, della durevolezza, del ricordo, di ciò che non deve scomparire o dissolversi in polvere. E' maggio e il Palazzo delle Stagioni è in festa anche per te.
















