Sono sempre io, sono sempre lo stesso pensiero nato e cresciuto in una mente iperbolica e surreale, aliena e paradossale. Sono sempre io, leggero e pesantissimo, frammentato e diviso nelle mie moltiplicanze...sono lo stesso oltre i festeggiamenti di maggio, oltre le asperità, oltre le stelle, i cieli, le andature leggere i colori d'inverno. il Palazzo delle Stagioni ha chiuso le sue vetrate, le festività col mese nuovo sono finite e tutto è tornato alla lettura, sotto la stessa neve, lo stesso identico sole. Eppure in profondità molto è cambiato, strisciato via, decaduto e rinnovato. Molto di ciò che era non è più perchè qualcuno è riuscito a togliergli il colore mantenendo la patina dorata esterna, mantenendo quello che si è sempre sembrati. Ambisco ad un'unità più grande, più alta che sfugge alle mie mani, ai miei stessi pensieri; un'idea troppo alta perchè io l'afferri. E mi appello ad Astrial, alla Tavola Concava, a tutte le arti che posso possedere per sanare questa disomogeneità. Ambisco a parole più rilassanti di quelle di questi utlimi giorni, parole anche fragili ma meno pesanti. Parole che non tocchino sempre l'anima, che non distruggano cristalli e ceramiche con il loro passare, con il loro incedere, con il loro indugiare. E qui tutto torna alla lettura, al silenzio ed Eliante scivola di nuovo nel buio delle sue terre, appagato di ciò che è stato; M. rimpiange un passato glorioso in cui antichi re si appellavano a più antichi dei per sostenere quello che oggi non ha più colonne, non ha più soffitti, non ha più nomemartedì 11 giugno 2013
Potenti re
Sono sempre io, sono sempre lo stesso pensiero nato e cresciuto in una mente iperbolica e surreale, aliena e paradossale. Sono sempre io, leggero e pesantissimo, frammentato e diviso nelle mie moltiplicanze...sono lo stesso oltre i festeggiamenti di maggio, oltre le asperità, oltre le stelle, i cieli, le andature leggere i colori d'inverno. il Palazzo delle Stagioni ha chiuso le sue vetrate, le festività col mese nuovo sono finite e tutto è tornato alla lettura, sotto la stessa neve, lo stesso identico sole. Eppure in profondità molto è cambiato, strisciato via, decaduto e rinnovato. Molto di ciò che era non è più perchè qualcuno è riuscito a togliergli il colore mantenendo la patina dorata esterna, mantenendo quello che si è sempre sembrati. Ambisco ad un'unità più grande, più alta che sfugge alle mie mani, ai miei stessi pensieri; un'idea troppo alta perchè io l'afferri. E mi appello ad Astrial, alla Tavola Concava, a tutte le arti che posso possedere per sanare questa disomogeneità. Ambisco a parole più rilassanti di quelle di questi utlimi giorni, parole anche fragili ma meno pesanti. Parole che non tocchino sempre l'anima, che non distruggano cristalli e ceramiche con il loro passare, con il loro incedere, con il loro indugiare. E qui tutto torna alla lettura, al silenzio ed Eliante scivola di nuovo nel buio delle sue terre, appagato di ciò che è stato; M. rimpiange un passato glorioso in cui antichi re si appellavano a più antichi dei per sostenere quello che oggi non ha più colonne, non ha più soffitti, non ha più nome
Etichette:
astrial,
eliante,
m.,
palazzo delle stagioni,
re
martedì 4 giugno 2013
La fine e l'inizio: le festività, la vita e la morte
Iscriviti a:
Commenti (Atom)