Ho seguito Percy e lui ha permesso che non perdessi le sue tracce. Non so spiegarmi come abbia fatto a salire fino al castello, magnica creatura della mia mente, immaginifico pensiero, distillato estratto di questo mondo che mi circonda. Non so come, ma lui mi ha condotto nel cuore del cuore del vecchio regno. Nessuna sentinella per me, nessuna guardia armata, soltanto saloni di spettacolare bellezza, scale e corridoi, ingressi e porte decorate. Soltanto stanze vuote. Percy ha corso, io l'ho rincorso. Percy ha lasciato che la mia vista non lo perdesse mai, è stato lui a volere il mio ingresso a palazzo. E quando la stanza del re bambino ha mostrato la sua essenza, la sua risonanza, la sua bellezza, ho capito tutto. Ho capito che non esiste, ho capito che non c'è nessun re bambino, ho capito che quei capricci sono soltanto le cose che mi lascio alle spalle, sono soltanto le paure che non ho più e che come il re hanno lasciato un'eco senza voce, una candela senza fiamma, un albero tagliato senza più la sua chioma.
Percy: "Hai trasgredito ogni mio avvertimento. Hai abbandonato l'isola a te assegnata violando le sacre terre di Ergon; hai navigato l'innavigabile fiume Ermo, per oltrepassate le tristi paludi di Milmia ed attraversare la città del potere. Sei dunque salito misteriosamente alla stanza del trono per appriopriartene e soprattutto per sapere chi sei. Benvenuto mio Signore, aspettavamo un re così, l'Arkejon lo aveva annunciato."
Percy: "Hai trasgredito ogni mio avvertimento. Hai abbandonato l'isola a te assegnata violando le sacre terre di Ergon; hai navigato l'innavigabile fiume Ermo, per oltrepassate le tristi paludi di Milmia ed attraversare la città del potere. Sei dunque salito misteriosamente alla stanza del trono per appriopriartene e soprattutto per sapere chi sei. Benvenuto mio Signore, aspettavamo un re così, l'Arkejon lo aveva annunciato."
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