...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

domenica 30 marzo 2014

Sesto passaggio


Sono trascorsi mesi e 'passare' oggi, non è altro che scivolare in salita. Sesto, difficile passaggio.

Il prato di asfodeli

Chi non ha operato con decisione il volere degli dei, né è andato loro in piena opposizione, vive un prato di fiori, scettri del re, la prateria degli Asfodeli (Asphodelos, da a= non, sphodos= cenere, elos= valle, ovvero valle di ciò che non è stato ridotto in cenere, ossia l'ombra dell'eroe dopo la cremazione). Né bene, né male, in un universo dove anche gli dei e gli eroi combattono con l'oltretomba.
Colpisce l'assoluta assenza del giudizio divino, tanto caro al mondo giudaico cristiano. La mancanza di una dannazione chiara ed esemplare, di un possibile riscatto (parimenti al purgatorio), di una possibilità ulteriore (escatologia della resurrezione). L'oltretomba dopo lo Stige e il palazzo di Ade e Persefone, ci appare come  una tripartizione immediata e in se stessa radicata (radix ipsium) in cui i morti non possono sperare oltre. Quando l'ultima Parca avrà tagliato il filo tessuto e misurato dalle sue sorelle, Caronte  traghetterà e condurrà  il defunto alla sua naturale destinazione.
Risparmiati dal bestiame al pascolo perché irti,  pungenti e  ispidi, gli asfodeli  tendono ad infestare i campi e sono generalmente tipici di zone prive di copertura arborea e di sufficiente strato di terreno. Richiamano la povertà anche in relazione all'usanza presso gli antichi greci di usarli come nutrimento in tempi di carestia; e poiché anche ai morti era necessario il cibo, l'asfodelo veniva piantato sulle loro tombe.  Rimasto nell'immaginario popolare come un pianta funerea, i campi di asfodeli furono considerati soggiorno dei trapassati.
Voglio cominciare da questa suggestione, da questa sospensione eterna, un limbo in cui tutto aleggia e rimane povero e misero, depauperato di un nome o di un significato; un luogo intermedio ai tre che innaturalmente  non spinge verso una bipolarizzazione ma crea una terza possibile via, tanto terribilis quanto le altre due. Ai Campi Elisi e al Tartaro esiste una terza strada.

sabato 29 marzo 2014

Simboli: la triade

Naturale espressione e propagazione della diade, il terzo raccoglie gli opposti e li sviluppa riconducendoli all'unità. Col terzo filo si fa una treccia, e la terza gamba rende stabile uno sgabello; il terzo punto definisce la prima superficie, il triangolo, che soggiace a tutte le forme sensibili, perchè simbolo di ognuno dei quattro elementi antichi. Unito all'opposto di se stesso, il triangolo equilatero, compone il sigillo salomonico, riassunto di ogni filosofia ermetica. Tre i tempi storici, i processi di vita, nascita-vita-morte, creazione-trasforamzione-distruzione, esemplificati nell'induismo dalla triade Shiva-Brahma-Visnù. Trina è la divinità cristiana e tre sono le fasi alchemiche principali. Tre sono lo il mercurio lo zolfo e il sale. Tre le dimensioni percepite dall'uomo, le parti dell'atomo, le famiglie di quark, i colori primari, i tasselli regolari, le virtù rivoluzionarie e quelle teologali. Tre le grazie, le furie e le parche del mondo antico.
Il tre è un numero profondo, occulto, che informa la realtà delle proprietà percepibili ma che si mantiene invisibile e solo nel quattro si manifesta. E' dimanico, dopo la staticità del due, e riprende lo sviluppo dell'uno conducendolo nello ctonio. Il tre infine èmanifestazione di un equilibrio dinamico, evolutivo, trascendente e impercettibile. Dinamico evolversi in un dinamico equilibrio.

Il prato di asfodeli

Chi non ha operato con decisione il volere degli dei, né è andato loro in piena opposizione, vive un prato di fiori, scettri del re, la prateria degli Asfodeli (Asphodelos, da a= non, sphodos= cenere, elos= valle, ovvero valle di ciò che non è stato ridotto in cenere, ossia l'ombra dell'eroe dopo la cremazione). Né bene, né male, in un universo dove anche gli dei e gli eroi combattono con l'oltretomba.
Colpisce l'assoluta assenza del giudizio divino, tanto caro al mondo giudaico cristiano. La mancanza di una dannazione chiara ed esemplare, di un possibile riscatto (parimenti al purgatorio), di una possibilità ulteriore (escatologia della resurrezione). L'oltretomba dopo lo Stige e il palazzo di Ade e Persefone, ci appare come  una tripartizione immediata e in se stessa radicata (radix ipsium) in cui i morti non possono sperare oltre. Quando l'ultima Parca avrà tagliato il filo tessuto e misurato dalle sue sorelle, Caronte  traghetterà e condurrà  il defunto alla sua naturale destinazione.
Risparmiati dal bestiame al pascolo perché irti,  pungenti e  ispidi, gli asfodeli  tendono ad infestare i campi e sono generalmente tipici di zone prive di copertura arborea e di sufficiente strato di terreno. Richiamano la povertà anche in relazione all'usanza presso gli antichi greci di usarli come nutrimento in tempi di carestia; e poiché anche ai morti era necessario il cibo, l'asfodelo veniva piantato sulle loro tombe.  Rimasto nell'immaginario popolare come un pianta funerea, i campi di asfodeli furono considerati soggiorno dei trapassati.
Voglio cominciare da questa suggestione, da questa sospensione eterna, un limbo in cui tutto aleggia e rimane povero e misero, depauperato di un nome o di un significato; un luogo intermedio ai tre che innaturalmente  non spinge verso una bipolarizzazione ma crea una terza possibile via, tanto terribilis quanto le altre due. Ai Campi Elisi e al Tartaro esiste una terza strada.

 

Primo sigillo: Udjat


E dopo aver combattuto sotterrò le sue armi vittoriose e sporche. Lì vi appose il sigillo per ricordare, dimenticare e ripartire. Tutto avrebbe avuto un nuovo inizio.