...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

lunedì 21 marzo 2016

Da Ovest

Riparto dall'Ovest, in preghiera alla tavola sacra sorta sulle ceneri della torre di Flauris. Il passato è stato glorioso e le sue rovine testimoniano che nulla è definitivamente perduto ma trasformato. C'è dolore e fatica, tristezza e rassegnazione per quello che è stato e che non potrà più essere, non come lo abbiamo conosciuto. Nulla sarà più. L'illusione che le cose possano rimanere tali per sempre è una superstizione generata dall'ignoranza umana. Nell'equinozio di primavera tutto sembra schiudersi ancora, uovo Pasquale, e rinsacere. Piccolo germoglio, piccola antropomorfica speranza di vita futura. Piango sulla Tavola della Rinascita e spero nel mio futuro. Mi lego a chi si slega, mi avvicino a chi tenta di andarsene. Sono re e servo di me stesso, sono povero e ricco di quanto possiedo.

sabato 19 marzo 2016

L' Appeso, l'Eremita e il Re

Oltre il bosco, le terre desolate, i mondi abbandonati, oltre lo sguardo che ho sempre consegnato a questi palazzi, oltre, adesso, non esiste più nulla, e tutto sarà da ricostruire. Mi perdoni il cielo, le mie alchimie infine hanno estinto antiche civiltà, primordiali esistenze per approdare di nuovo sull'antica isola di F. che credevo sommersa dal Grande Fiume. Sono rimasto solo, il mio nome è Eliante, l'oscuro re oltre il fiume che tutto divide, che tutto sepra, che tutto incide e solca. Ma niente adesso (paradosso dell'esistenza) è separazione, divisione o solco indelebile. Tutto si è ricongiunto nella neve, nelle parole abbandonate che un tempo si dipanavano dalla torre Faro, dove il Mago e l'Apprendista dimoravano senza fatica. Terre distrutte, terre dove crescere e morire e rinascere. Mi perdoni il cielo, l'alchimia è divenuta magia, la magia ha perdurato e avvolto ogni forma e le forme prima o poi, disegnano nuovi contorni e apprendono significati occulti. Mi perdoni la sorte se l'ho sfidata e vinta, se l'ho abbandonata e rinnovata. Mi benedica il desiderio che ha generato cambiamento e nuovi desideri per nuovi futuri cambiamenti, un mutaforme continuo e imperituro, un uroboro senza cima nè coda. Mi riposo finalmente impaurito dalla notte che tutto pervade e riempie; raggelato dall'assenza di freddo, confuso dagli inifiti sentieri che infine sembrano aprirsi davanti ai miei piedi. L'appeso diventa un eremita che cercherà la strada per essere Re.