...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

mercoledì 28 luglio 2010

L'ancoraggio e la cascata

Gli abitanti di Elionor hanno sentito le mie paure, le mie suppliche, le mie angoscie ed hanno lanciato le loro funi, hanno liberato le loro acque. Possenti e forti funi, capaci di ancorare la città galleggiante, capaci di non farla cadere ma di trattenerla. Hanno lanciato possenti funi ed hanno usato l'immensa torre di Flauris, alzata in questi mesi da Attentio e suo figlio Prudentio, l'unico punto più alto, l'unica in grado di sorreggere la forza dei venti che in questa stagione soffiano decisi e forti. Funi a consolare la mia speranza, a rinverdire le mie attese e acque libere, un fiume, che dalle terre elionoree adesso cade, a cascata sul tempio di Tindòra e lo rinfresca, lo rinsalda, lo lava dalle sabbie del deserto. Sembra che tutto adesso sia Elionor, sembra che non esista distinzione, sembra. Ergon è lontana e ha perso molto del suo potere o semplicemente ha abdicato al suo possesso. Non è lei a dover guidare i miei desideri, non è compito suo, non le compete, non le spetta. Ed io volteggio, bagnato dalle acque del fiume, inondato dai miei pensieri, leggero e in grado, adesso, di rivivere. La festa dell'estate ci ha stretti e ci siamo salutati. I re di oltreconfine riappariranno a settembre quando molte cose saranno cambiate. A presto.

domenica 11 luglio 2010

La speranza e la sete


Mi rimangono, inesauribili e incolmabili le distanze che si interpongono fra me e loro, fra me e la sete di conoscere, fra me e la speranza. Incolmabili e distanti distanze, imprendibili e inafferrabili mostri nei miei pensieri che si aggirano, alati come è solito loro modo di fare, attorno all'alta vetta della torre di Flauris. Roteano, planano e si rialzano fin oltre la mia vista, fin dove più sembrano non esistere e poi ricompaiono. Mostri sacri, docili e terribili, amorevolmente disonesti e maestosi. Mostri sacri che della mia speranza si fanno beffe, che della mi sete ridono, lo so; o forse sono soltanto i miei pensieri, illazioni su qualcosa che non ha cura di me, su qualcosa che non mi vede...ma come può una creatura non vedere il suo cretaore? come può un figlio dimenticare l'influenza che può avere sul padre..come può? o forse...forse è terribile ammetterlo ma è così, forse il mostro sono io. E loro volano, roteano, e tutto il regno si ridivide nelle due distanti e vicinissime terre, tutto riprende l'aspetto di un tempo, di quando la rottura lo invase, di quando la dicotomia e la scissione pervasero il suo essere e il suo divenire. Essere e divenire, come la speranza e la sete, perchè la prima è nel mio essere e la seconda diviene dalla prima e con essa. Dannato, eretico ma deciso a raggiungere i testi sacri sacrileghi, quelli che mi hanno negato da sempre, quelli che non si può leggere, pena la corruzione delle buone intenzioni; pena la dannazione eterna. Dannato e sacrilego, felice e vittorioso, risorto e mai morto. Dannato e libero, dannatamente libero.

venerdì 9 luglio 2010

Oltre i cieli di Elionor

Sono riuscito a volare alto, le lacrime che ho lasciato cadere mi hanno alleggerito, e le correnti ascensionali hanno potuto sollevarmi sopra i cieli di Elionor, sopra la pace che avevo desiderato e sopra la tranquillità di cui avevo bisogno. Mi sono staccato e con difficoltà riprenderò radici sulla terra. Già Elionor mi sembra così alta e Flauris talmente piccola, un puntino fra una miriade di puntini, una macchietta nella musica delle corde di violino che adesso non mi fanno piangere più. Adesso sorrido perchè ho visto qualcosa in più, qualcosa che non dimenticherò, qualcosa che nessuno può dirmi, né l'oracolo, né la Grande Sacerdotessa, né tantomeno Ergon. Tindòra lo sapeva, lo ha sempre saputo, ma la distruzione che l'ha portata allo stato attuale ha inabissato segreti che non dovevano andare perduti. Da qua ho ritrovato il Lapis Lapsus e la mia colpa si è alleggerita. Ho rivisitato con lo sguardo più maturo luoghi abbandonati da troppo tempo, ho rivisto le terre del mago, i suoi artifici, le sue stregonerie, le sue assurdità. Credo che sarà davvero difficile atterrare, riprendere possesso dei miei piedi. Ergon mi ha chiamato oltre le terre del regno, oltre Ergon stessa. Sono gli anziani re che si riuniscono sulla costa del mare del Sud per festeggiare l'estate, che io ho già festeggiato. Mi unirò a loro, canterò e riderò con loro il caldo che divampa e che non sembra arrivato in queste lande dove le nevi sono perenni. Ma il caldo, la frescura sono soltanto una percezione soggettiva, come tutto il resto.