...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

domenica 11 luglio 2010

La speranza e la sete


Mi rimangono, inesauribili e incolmabili le distanze che si interpongono fra me e loro, fra me e la sete di conoscere, fra me e la speranza. Incolmabili e distanti distanze, imprendibili e inafferrabili mostri nei miei pensieri che si aggirano, alati come è solito loro modo di fare, attorno all'alta vetta della torre di Flauris. Roteano, planano e si rialzano fin oltre la mia vista, fin dove più sembrano non esistere e poi ricompaiono. Mostri sacri, docili e terribili, amorevolmente disonesti e maestosi. Mostri sacri che della mia speranza si fanno beffe, che della mi sete ridono, lo so; o forse sono soltanto i miei pensieri, illazioni su qualcosa che non ha cura di me, su qualcosa che non mi vede...ma come può una creatura non vedere il suo cretaore? come può un figlio dimenticare l'influenza che può avere sul padre..come può? o forse...forse è terribile ammetterlo ma è così, forse il mostro sono io. E loro volano, roteano, e tutto il regno si ridivide nelle due distanti e vicinissime terre, tutto riprende l'aspetto di un tempo, di quando la rottura lo invase, di quando la dicotomia e la scissione pervasero il suo essere e il suo divenire. Essere e divenire, come la speranza e la sete, perchè la prima è nel mio essere e la seconda diviene dalla prima e con essa. Dannato, eretico ma deciso a raggiungere i testi sacri sacrileghi, quelli che mi hanno negato da sempre, quelli che non si può leggere, pena la corruzione delle buone intenzioni; pena la dannazione eterna. Dannato e sacrilego, felice e vittorioso, risorto e mai morto. Dannato e libero, dannatamente libero.

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