...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

giovedì 28 febbraio 2013

Argomenti: il bestiario medievale e il Basilisco

Un bestiario, o bestiarum, è un compendio che descrive gli animali (o bestie). Nel medioevo si trattava di una particolare categoria di libri che raccoglievano brevi descrizioni di animali (reali ed immaginari) accompagnate da spiegazioni moralizzanti e riferimenti tratti dalla Bibbia. L'origine remota di questi testi, che non hanno alcuna valenza scientifica o naturalistica, è da ricercarsi nell'opera greca Physiologus (il fisiologo, cioè lo studioso della natura) che offriva l'interpretazione degli animali e delle loro caratteristiche in chiave simbolica e religiosa. Altre fonti sono invece da ricercare in autori latini tra cui Plinio il vecchio, Solino, S. Ambrogio.
Le cause di raccolte di animali immaginari in appositi Bestiari, frutto della pura fantasia dell'uomo sono molteplici. Determinanti le minori conoscenze scientifiche e quindi l'attaccamento alle tradizioni locali e le leggende pervenute da lontano. Incrementarono inoltre la fantasia umana la condizione storica geografica e territoriale. All'epoca i paesi erano fortificati e isolati a causa delle numerosissime invasioni e collocati a ridosso di un bosco il quale garantiva un'ottima rifornitura di legname. Nasceva un legame di dipendenza con la foresta, ma anche una sorta di fascino e inquietudine dato che al tramontare del sole, il bosco, era profondamente sinistro data la sua macchia fitta e profondamente buia, e frequentato solo dai suoi inquilini selvaggi come lupi o altri animali. La suggestione del luogo portava la gente a tenersi lontana durante la notte, e i suoni degli animali venivano interpretati come demoniaci e sovrannaturali. Alcune importanti bestie mutuate dalla tradizione orientale o originatesi in seno alla nascente cultura cristiana europea  erano e sono il Basilisco  (la cui descrizione può variare sensibilmente da autore a autore) e l'Araba Fenice. Sul  primo, essere terrificante e tremendo, si è scritto meno rispetto alla Fenice, proprio perchè quest'ultima è strettamente collegata al tema, caro al cristianesimo, della resurrezione.
Il Basilisco (dal greco Basiliskos, 'piccolo re') di cui si trova traccia persino nei Salmi biblici (Salmi 91,13), era generalmente raffigurato come un piccolo serpente (più tardiva la raffigurazione serpente-testa di gallo) dallo sguardo pietrificante e mortale. Taluni dichiarano che è mortale la stessa aria che lo circonda oltre che al suo tocco. Si credeva fosse generato da un uovo di gallo in particolari condizioni astrali e covato da rospi o serpenti anche per diversi anni.  L'animale è simbolo di ciò che si evita, che si fugge perchè pericoloso e mortale per la coscienza. Il Basilisco, ritroso e vendicativo, talvolta rappresenta la colpa, il rimorso e l'inganno. Mortale per l'animale è il canto di una donnola.

mercoledì 27 febbraio 2013

....che mi si addice

Sì, i Boschi d'Inverno sono come mi era stato detto, enormi, potenti e immobili, da quando il Mago e il Re li hanno abbandonati. Eppure qualcosa ho potuto ascoltare, una voce, una sussurro, un pensiero. Emerge dal sottobosco la necessità di proseguire i miei passi, di percorrere sentieri che non ci sono ancora perchè solo io portò tracciarli. Mi sfugge il Basilisco che so esserci, so aggirarsi intorno a me. Mi cerca, mi vuole affrontare. Voci, pensieri, sussurri. Quello che sta succedendo è ciò che mi si addice. il Lago dei Fiori di Loto non è lontano.

Simboli: il bosco, la foresta

In epoche remote una grande foresta si stendeva ininterrotta dall'Irlanda al Giappone. Quecie secolari, e sempreverdi hanno particolarmente arrichito le fiabe nordiche e asiatiche di miti e leggende sui boschi e le foreste. Tendezialmente immaginate e vissute come oscure e impervie, luoghi di smarrimento, dimora di animali pericolosi  (felini, lupo, orsi, ragni e serpenti), esseri mitici (Orchi, folletti, gnomi, elfi, maghe, satiri, diavoli, streghe, angeli, fate spiriti degli alberi e degli animali), ma anche fuorilegge e predatori,  le foreste rappresentavano  davvero un pericolo costante per i luoghi abitati. Le terre coltivate erano pochi strappi nell continuità degli alberi (il termine foresta viene dal latino forestis e significa 'fuori dalle mura') e tutto era circondato dai boschi o dal mare. I luoghi abitati (la coscienza razionalizzate e rassicurante)  erano sempre ai confini di foreste e boschi, che hanno naturalmante assunto, in contrapposizione, la valenza simbolica dell'inconscio, della confusione e disorganizzazione, dell'ignoto, ma anche  dell'avventura, dell'iniziazione, della scoperta, della solitudine, della guarigione, della regressione (regressio ad uterum) cui si collega il coraggio, la forza, l'ambizione di divenire qualcuno, di assumere una posizione all'interno della struttuta sociale, di crescere e superare, di affronare e risolvere. Avventurarsi in una foresta o in un bosco è andare incontro a pericoli, animali mitologici e mitici, fantasie partorite da proiezioni mentali sull'oscurità dell'ignoto, paure, limiti personali, ossessioni. E' un luogo generalmente di passaggio dove emergono e si scoprono le potenzialità di colui che inevitabilmente ne uscirà cambiato, trasformato, fortificato, cresciuto.
Per gli iniziati la foresta diventa magicamente  luogo di visioni (a partire dal viaggio dantesco nella selva oscura), giungla psicologica, misteriosa e impenetrabile, dove le cose appaiono e scompaiono improvvisamente, senza percorsi logici controllabili dalla coscienza.
Scappare nella foresta, fuggire è abbandonare la civiltà, le regole del comune vivere, entrare a contatto con lo spirito della natura, qualunque esso sia, con gli spiriti che in essa dimorano, e più in profondità dentro se stessi, col proprio inconscio, con la propria parte oscura.
Una radura nella foresta è simbolo della conquista dell'iniziazione spirituale

lunedì 25 febbraio 2013

Secondo Passaggio: le Porte dei Boschi d'Inverno

Si è reso necessario, si è reso l'unico passaggio, l'unica via. Le porte del grande bosco si aprono e mi lasciano entrare. Sarà il secondo passaggio, sarà un pensiero che scende in profondità. Sarà un inverno molto freddo.

Il castello, il lago, il Leogrifo

C'è un Leogrifo a custodia del Castello; mi ha spaventato, interdetto; mi ha allontanato senza parlarmi. Ha paura. E' come spaventato dall'assenza che gli ruota attorno, dalla mancanza che subisce da troppo tempo. E' enorme, maestoso eppure fragile, profondamente inquieto. Mi rimanda ai boschi, le strade da percorrere sono lì. Il castello rimane immobile, adagiato sul lago pervaso da una nebbia d'incertezza, da un candore spettrale. Il Leogrifo lo sorveglia come di pietra, adagiato su un davanzale, pronto a precipitare su chi osi oltrepassare il ponte. Tutto è cominciato da qui,  dal lago, specchio dell'anima, dell'inconscio profondo, dimora del Basilisco, imperituro e tremendo. Tutto è cominciato da qui e tutto qui dovrà tornare, prima o poi. Dovrò proseguire per i Boschi d'Inverno, celebri, freddi, terribili anch'essi, che circondano il lago fino al mare del sud. Qualcuno secoli prima di me li ha percorsi in tutta la loro profondità, per conoscerne la natura, la durata, la fortezza. Percorse sono le strade che trovo, abbandonate da tempo, sprofondate nella stagione nevosa che da troppo tempo inonda queste terre. Proseguirò senza varcare il cerchio di lampade. Esiste un altro lago, a est, lo Specchio dei Fiori di Loto. Lì potrò riposare, potrò accettare il mio destino e rifletterci su. Lì potrò acuire la mia vista.

domenica 24 febbraio 2013

Le lampade al castello sul lago

"Sarebbe bastata una lampada, una soltanto a rendere la notte meno oscura, ma ho deciso di accenderne 99.
99 lampade ad attorniare il castello.
99 lampade a recidere la notte.
99 lampade a colorare le fantasie che solo tu puoi immaginare.
Saranno un confine sacro, invalicabile, che trasformano in Sancta Sanctorum lo stesso castello, una camera sacra in un tempio più grande.
Saranno un confine proibito agli incapaci di andare oltre, ma non avranno mani armate.
Vedi, M., la forza non serve, non serve quasi mai. Gli sciocchi rimangono fuori perché loro lo scelgono."


Il termine 'lampada' deriva da una radice greca che significa illuminare, risplendere, sfavillare, essere luminoso, brillante, raggiante. Richiama l'albeggiare di un'idea, della ragione stessa e della presenza del divino in un luogo. E' simbolo della continuità della vita sulla morte, e si mantiene accesa sulla tomba dei defunti; il suo risplendere è archetipo del momento della chiarezza, dell'illuminazione e  della saggezza introspettiva. 
Il simbolismo delle lampade accese (e che che non devono mai spegnersi) è in Matteo 25, 1-13, chiaramente spiegato come la necessità del non abbandonare la veglia. "Vegliate dunque, perchè non sapete né il giorno né l’ora".

sabato 23 febbraio 2013

Ritrovare...e cambiare: nuovi desideri

Ho ritrovato tutto. Foto, dialoghi, persino commenti, tutto. Sono stato previdente, troppo, nel conservare ogni cosa, e adesso devo fare i conti con quello che da tempo non mi ricordavo, quello che accantoni nei cassetti o nelle stanze chiuse a chiave della memoria solo perchè fa male averlo davanti agli occhi, nel salone d'ingresso. Prima o poi comunque bisogna farci i conti, bisogna affrontare quello che ci ha fatto male per scoprire ogni volta che adesso, dopo mille ere trascorse, non brucia più come prima, non lascia più cicatrici ma solo un pizzichio alle mani, quella irresistibile sensazione di impotenza, quella voglia disperata di fare qualcosa di diverso che allora non hai fatto. Rimorso, rimpianto. Bene, passato questo tutto torna come prima e la neve riempie ogni cosa e le porte sono aperte e le finestre spalancate a cambiare aria. Sì oggi è un giorno importante. Nulla si è mosso fuori apparentemente ma molto dentro è cambiato. Sono le dimensioni nascoste, quelle arrotolate, che muovono molte più cose, perchè sono 6 o 7, a differenze delle altre che sono 3 più una. Ritrovare, aprire cambiare e così scoprire nuovi desideri che nascono che si srotolano, che crescono. Mirabilia mundi.

A Persefone, la regina del passato

Tutto qui parla di lei, tutto, dentro e fuori i confini del Regno di Astralia e oltre. Il cuore pulsante è al castello, il castello del Mago, abbandonato sulle rive del lago, vuoto  inutilizzato da secoli. Persefone ha avuto i suoi occhi e il suo cuore e la sua dipartita, magica, millenni fa, lo ha turbato e lo ha allontanato. E' stata la causa prima del gelo che oggi inonda ogni cosa, è stato il vero principio dell'inverno. Chi sia Persefone e dove essa sia adesso nessuno può saperlo. Lui aveva capito, l'aveva amata e cullata ma come una volpe selvatica, come una rosa con troppe spine, lei era rimasta nei boschi, lontana, irraggiungibile, eterea e presente. Ogni cosa aveva riempito per lei, di luce, di primavera, di fiori e parole inebrianti. La sua dipartita, la sua scomparsa e le guerre che devastarono il regno segnarono il futuro della loro relazione, e oggi in pochi lo ricordano, in pochi sanno definire che cosa sia successo. Spero si siano ritrovati, si siamo amati. Forse viveva ad Astralia, forse era qui la sua dimora e il sue essere scomparsa ha portato via con sè ogini abitante; forse come un'ape regina ha condotto fuori dalle terre del Grande Mago tutti per porli in salvo dalla bufera entrante. Forse. Adesso di quelle antiche battaglie e di quell'arcano misterico amore, rimangono poche cose, pochi ricordi, poche parole.


DIALOGHI PERSI NEL TEMPO

"Mi chiami con l’altra faccia della luna.. da sempre.. e per questo un sorriso.. Con tutta evidenza, certi tabernacoli si aprono solo per pochi.. E non ho mai smesso di accogliere la responsabilità di guardare a questi luoghi, anche quando da me non giunge suono alcuno.. Quando taccio è perché ascolto e, imparo.. Ma se puoi lascia che mi mostri così, naturalmente, senza nessuno che possa cercarmi.. continua a darmi la calda ed aperta accoglienza che ho respirato nelle tue terre.. Ti chiedo.. Risplendente! “oscura l’essenza delle cose” ..già.. ed è ciò che ci riempie di meraviglia.. perchè ci è permesso soltanto l’inesprimibile. Al patto di non interpretarlo ma suggerlo.. Anche nel mio mondo è successo qualcosa, un germe che sta per crescere.. una traccia lasciatami, un’impronta.. un dolore sottile e continuo.. e mi rendo conto che quando si cavalca un cambiamento..beh.. ci sarebbe da perdersi, in quei disegni mostrati dalla sabbia.. Dovremmo provarne paura? Dovremmo quindi guardarci da un’arte sbalorditiva? Dall'arte che celebra i tranquilli alfabeti dell'essenza/assenza? A volte lo si vorrebbe.. forse.. Ma c’è così tanto Amore in ogni alchimia.. in ogni passaggio.. in ogni trasformazione.. c’è così tanta Vita anche in ciascuna morte! Respira .. respira.. che il nostro respiro scuote sonagli invisibili e purifica.. So che presto vedremo, che tutte le frammentazioni che sembrano orlate di vetro rotto sono solo le ombreggiature di un elegante affresco.. ma ancora forse, semplicemente, non è il tempo.. Anche fra mossa e mossa, occorre mettere in opera l'arte della pazienza. Per costruire. Forse si deve.. Un saluto, da qua

Fermo Viaggiatore verso il confine! fermo ti prego, la dama della luna ha rivelato le sue volontà....non sarà cercata, non adesso, non per il momento...il cambiamento coinvolge la sua vita, come tutte le nostre...proteggila piuttosto, preserva la sua integrità, pur non sapendo dove si trovi e dove dimori...è in queste terre, e le terre la accolgono come regina...se percepisci i suoi passi non cercare di guardarla, di vederla, di ascoltarla...cambia strada. Fermo, Viaggiatore, fermo...torna a cercare il confine, Persefone rimane il lato oscuro della luna...per adesso

Non so come..o forse si..re di queste terre, mi sei giunto in sogno..
Senza volto, senza nome, senza nessun contatto..sono stati celebrati riti alla luna..


Ti lascerò misterica e silente fin quando vorrai, Persefone, scusa la mia arroganza, la mia brama, era soltanto desiderio di arricchire la luce che si è fatta flebile in questi tempi oscuri. Ho liberato il viaggiatore perchè ti cercasse ma adesso, pentito lo fermo, lo incateno; non dovrà disturbare il tuo regno che vive una stagione di cambiamento, che necessita di silenzio, scusami...respirerò come mi ha detto, guarderò ma rimani, ti prego, resta in queste terre...riposa, cammina, e rimani...non cesserò di avere pazienza...

E così hai deciso di fare la muta..nuovamente.. Hai molto coraggio. Saggio è accostarsi al passaggio con lentezza, con una rosa e un pugnale dietro la schiena. Accarezzo i tuoi dipinti e sorrido al bocciuolo nuovo e freschissimo: uno spiraglio.. e mi piace osservarti..
I tuoi luoghi mi sono sempre accoglienti, quasi familiari. "Avremo una nuova esistenza.Presto (presto)" .. E ancora.. Se il velo non è pesante il nome è responsabilità..e tutto è così poli-verso-senso-morfo....kora,persefone, demetra, ecate.. custodire il segreto..onorare il segreto.. e nel segreto assaporare piano un senso di libertà..un senso ke lascia aperti al desiderio..Il ri-velato è ancora più prezioso del manifesto..grazie.. Cambino i pianeti e volteggino le stelle a protezione dei sentieri ke sono nati per te. Un sorriso


Le tue parole hanno una profondità che raramente ho incontrato...mi sembra quasi di conoscerti..."chi sei?" mi chiedo con insistenza? chi ti ha dato le facoltà di arrivare così in profondità, così nel vivo della mia condizione? non mi dispiace ma adesso la mia anima sente la necessità di conoscerti. "Chi sei?" mi chiedo con insistenza..."chi sei?" Non è semplice catturare la mia attenzione, non è facile incantarmi...Resta il tempo che vuoi, raccontati e raccontami, mi piace ascoltarti, mi piace interrogarmi su di te, mi piace tacere per riflettere sui tuoi significati. Ciao Passeggia Persefone, queste terre ti appartengono per vocazione, sono tue perchè te ne dono parte e perchè loro per prime bramano di averti come regina. Passeggia e racconta la tua vita, la tua storia i tuoi pensieri e le sensazioni, delle quali, più di tutto, sono curioso. Passeggia sotto il sole senza sera di questi luoghi, sotto la luce che non teme ombre, sotto le nubi che non riservano tempeste. Passeggia fino al faro; [...]  Passeggia, tutto sta cambiando, si muove anche in impercettibili movimenti; tutto ci circonda  e ci comprende e nel tutto, altri ci hanno trovato e ci hanno incontrato. Passeggia, mi rasserena sapere della tua presenza. Accetto l'enigma di parole delle quali davvero, fino in fondo, non ho la presunzione di comprendere il significato. Accetto il tuo mistero, accolgo il tuo respiro anche se il volto rimane velato; in fondo queste terre velano molte più cose di quante ne possiamo immaginare. 
A presto.

venerdì 22 febbraio 2013

Simboli: il nome. "Nomina sunt consequentia rerum" (Giustiniano, Libro II, 7,3)

Gli antichi saggi che possedevano la conoscenza della lingua quadratica dalle 22 lettere, componevano i nomi in modo che corrispondessero a una combinazione determinata di forze atte a crearne la manifestazione. Platone dice che "chiunque sa il nome, sa anche le cose". I nomi rivelano, in questa visione perduta, l'essenza delle cose cui si riferiscono, le cose in sé stesse. I nomi, consequentia delle cose, nel significato di 'richiamano quello che invocano', richiamano la loro essenza. "Invocare il nome di", è richiamare l'essenza di qualcuno, la presenza in atto, la natura, "lo spirito di" (in particolare di dio nelle religioni ebraica prima e cristiana poi). I nomi conseguono le cose e sono legati ad esse in successione. L'anteposizione ne determina un cambio di sostanza. Gli egiziani credevano nel potere creativo e costringente del nome, un potere dunque magico. Nominare qualcosa, assegnare il nome, è determinarne la natura e l'essenza. Rinominare qualcosa è cambiarne la natura stessa. Chi entra in un ordine che sia religioso, massonico o altro, sceglie un nuovo nome, o meglio vede su di lui imposto un nuovo nome in base alla sua nuova strada/natura. Il nome ha dunque un potere legato alle cose che invoca, e ad esse si lega come un lato di una stessa medaglia. Rinominarsi spesso è cambiare vita ed è la derivazione di un cambiamento che è già in atto o è addirittura già avvenuto.

La Torre del Viaggiatore

C'è una torre nel cuore delle Terre di Astralia, una strana costruzione. E' fatta per il Viaggiatore, appartiene alla prima era e si conserva intattain questo luogo deserto. Mirabilia Mundi.

"Grazie Viaggiatore per aver custodito P. durante la mia assenza. Meriti un luogo dove dimorare, meriti un punto di riferimento che sia fra terra e cielo, che sia mutevole e volatile, come il mercurio. Ho innalzato per te, su una altura nei boschi, una Torre dei Venti, come quella che ad Atene, 2000 anni orsono, indicava tramite il tritone posto sulla sua sommità, la direzione ed il nome del vento. Dimora in essa e sorveglia la clessidra al suo interno, ti darà il senso del tempo così assente in questi luoghi. Da lì potrai spostarti in tutte le terre del Regno e da lì potrai tenere d'occhio il faro, fintanto che M. non riacquisti la sua posizione, se mai succederà. E' ubicata in alto, libera da tutti gli otto lati, perchè otto sono i vento degli antichi (Boreas, Kaikias, Apeliotes, Euros, Notos, Lips, Zephyros e Skirom), perchè otto è la transizione tra il cerchio, l'uno senza fine, ed il quadrato, terreo e ctonio, della materia. Otto gli angoli dei due quadrati intrecciati e sovrapposti, e otto è dunque l'anello di congiunzione; tu lo sarai per queste terre. Anche il faro porta questa stessa natura, anche M."
E' lui, sono sicuro, sno parole sue. La clessidra è ferma, vuota sulla parte superiore, enorme e imponente, fredda e impotente. Il Viaggiatore è scomparso e il tempo ha cessato il suo corso.

giovedì 21 febbraio 2013

La verità

E' difficile la verità, è a tratti sfuggente e assolutamente mutevole. E' pallida, troppo fredda per essere pienamente accettata e variegata nei tempi e nelle forme. Audace e coraggioso chi si professa pronto ad accettarla sempre e in ogni dove, per forza e in qualunque occasione. Perchè la verità è di ognuno, e ognuno ha la propria. Serve una grande capacità di accoglienza, accettazione e comprensione per trattare quella altrui come la propria. Difficile la verità, la propria e quella altrui, da capire, accettare, sondare.

Simboli: la neve

La neve si ammassa perchè la struttura cristallina dei suoi fiocchi (cristalli esagonali ognuno dei quali unico) impedisce che essi aderiscano l'uno all'altro; al contempo però fra essi rimane aria che la rende un potente isolante termico su tutto ciò che copre. Gli animali sanno che sotto la neve saranno riparati dal freddo. La neve isola dal mondo estreno, dalle sue distrazioni, dalle sue perturbazioni, rendendo tutto come onirico e alieno all'ordinario scorrere del tempo. Tutto sembra incantato, imperturbato se non dalla neve, tutto rimane immaginifico e brillante, madido e freddo. Ci sono culture che hanno molte parole per descriverla, anche nel suo aspetto dinamico, fugace, brillante e etereo. E' distaccata, solennemente saggia, regina delle altezze, ambigua, perchè magica e pericolosa, delicata e travolgente. Associata alla luna e alla sua luce, la brillantezza spesso acciecante della neve è simbolo di purezza d'animo e di castità intesa come allontananmento dal caldo contatto fisico. Simbolicamente, quando la neve compare, i sentimenti sono dissociati o repressi come per proteggersi, come per fuggire spiacevoli esperienze e vissuti.  Sentimenti che forse si scioglieranno quando la coscienza sarà pronta ad affronatre il disgelo coincidente con la primavera. Gli alchimisti medievali si rallegravano nel vedere nella storta il sublimato bianco scendere come neve: erano entrati nell'albebo, la seconda fase dell'Opera.

mercoledì 20 febbraio 2013

Oltreconfine

Le terre di Astralia sono poco a nord, fuori da quelle del regno del grande Re e lontane galassie dal castello del Mago. Eppure le streghe che hanno acquietato i dissidi, che hanno sconfitto le lotte, che hanno mantenute accese le 99 lampade anche dopo l'inondazione del Grande Fiume, devono essere passate da qua, almeno devono essersi riposate fra queste antiche mura. La neve cessa di battere, finisce la sua corsa e si immobilizza. Fenice prese questa strada quando abbandonò, mille anni orsono, minacciata da invisibili nemici, le terre del Mago. Oltre sono solo i Rifugi Oscuri . M. sarà passato di là, dopo di lei, molto dopo e dopo ancora l'Apprendista ferito a morte, e prima di tutti il Viaggiatore. Sono storie antiche che riemergono dalle polveri di Astralia, dalle rovine di ciò che non voglio dimenticare ma riportare alla mente. Sono leggende, sono destini incrociati, della prima era. La Principessa  Bianca colmò l'aria di luce, quella Nera la rafferddò calmando i venti ; per  il Re fu semplice inondare tutto di neve. Neve, perchè niente si scaldi, neve perchè le orme rimangano quel poco che basta, neve per arrivare fino ad Astralia. Ritorneranno tutti.

martedì 19 febbraio 2013

Astralia: la terza era

Ci sono Regni antichi, senza presente, dove parte del  passato è rimasto soltanto nelle memorie di qualcuno, e molto è andato perso, dimenticato. Astralia ha vissuto due ere fa, quando il Mago dominava queste terre, le stesse che con gioia  e dolore aveva creato. Poi venne quella del grande e potente  Re, erede e degno successore; infine tutto si è trasmutato di nuovo, lasciando che le rovine sostituissero lo splendore. transito per queste terre, per questa città che ancora mostra la sua bellezza e mi chiedo dove fossi finito, dove siano finiti tutti, dove siano volati i Leogrifi, I grifoni, le bestie sacre del tempio e chi abbia più cacciato il Basilisco, la bestia tanto temuta. Adesso ricordo che la bellezza di Flauris era polvere a cospetto di Astralia, rimasta per lungo tempo ai confini dell'Impero Maggiore. Sono giorni strani questi, ci sono emozioni nell'aria che percepisco chiaramente e distintamente. Ci sono presenze oscure e leggere che mi osservano. Transiterò oltre il porssimo passaggio, quando avrò saputo quale sia.

Primo Passaggio: le Porte di Astralia

Il tempo è arrivato. Qualcosa mi ha sospinto fino a qui, attrverso i boschi di pietra, oltre il bianco e il nero e le fantastiche galassie disseminate in ogni dove. Ogni passaggio è un ritorno a qualcosa che ci è appartenuto. Ogni passaggio è un abbandono di cose che adesso non ci appartengono più. Ogni passaggio è una doppia direzione, dove l'andare e il procedere non sono mai una sola unica strada. Le antiche porte di Astralia segnano l'ingresso, segnano il vero inizio, segnano il non ritorno. Il bianco e il nero hanno cancellato i confini, hanno tracciato orizzonti nuovi e ora tutto si muove in cerca del Mago. Ci saranno altri passaggi.

lunedì 18 febbraio 2013

Che giorno era domani?

Oltre i Boschi Ottenebrati, se non si ha la forza di rimanere sul sentiero seguono i grandi alberi di pietra che distolgono l'attenzione dalla propria meta e dalla propria strada. E' stato un abitante di quei luoghi, forse un fauno, a mostrarmi i segreti della neve. Non penetra in questi luoghi, perchè il bianco più bianco e il nero più nero hanno infinite sfumature che non sono grigio ma sono la compresenza di entrambi, il tertium datur. Non c'è difficoltà nel coglierli entrambi, non per lui, non per me adesso, non per noi. Non c'è difficoltà nell'accettare le dissimmetrie, le dissonanze temporali, le difficoltà spaziali. Non c'è apparente semplicità ma neanche organica difficoltà. Non esiste nulla di inaccettabile, solo la mente di ognuno che filtra ciò che si può e ciò che non si può. La neve si è calmata ma è pronta la bufera, ancora una volta, ancora una volta. La neve sembra riposarsi e non penetrare questi luoghi ed io, non lo posso negare, sto cercando il mago. Non so se sperare di trovarlo. Ho dimenticato il giorno che mi attende in una lunga snervante attesa. Che giorno era domani?

Dal faro: il Regno di Astralia

E' stato dal faro che ho potuto puntare lo sguardo oltre i boschi Ottenebrati, oltre i laghi e le cascate di Aduna; oltre le case diroccate di antichi paesi, inondati dalla piena dal Grande Fiume che seppellì anche l'isola di F. infine per poi rientrare, dopo la rottura delle dighe a valle, nel suo letto. ho visto le porte del Regno addormentato di Astralia. Porte ghiacciate, inondate di neve. Nessuno transita attraverso di esse da troppi secoli. Si narra che lì viva ancora il re addormentato e che  lì ancora si conservi l'attesa del ritorno del grande Mago che ha fatto di queste terre tutte la meraviglia che oggi solo pallidamente riflettono;  l'ultimo luogo al mondo che ne ricorda il nome. Un tempo viveva lo spirito che ha dato il nome al Regno, viveva indisturbato nelle sue terre; aleggiava e si diffondeva e la primavera non aveva fine. Qualcosa poi l'ha disturbata, giovane e fragile Astralia. E' stato inutile cercarla, perchè questo ho fatto. E' stato inutile e vano. Oggi il Regno rimane  addormentato col suo re, ghiacciato come i mie desideri. Mi dirigerò verso le porte di Astralia, non temo la neve e il ghiaccio, non tempo l'ombra che vive in me.

giovedì 14 febbraio 2013

Ricordi: il faro

...e infine ho dovuto farlo, ho dovuto tornare e cercare quello che solo in parte avevo dimenticato. Quante cose sono accadute, quante anime hanno transitato da luoghi che adesso soltanto rimangono nelle nostre menti...può rimanere tutto come un ricordo? può non esistere più nulla di quello che ci ha preso, che ci ha turbato, fatto arrabbiare e gioire...ho ritrovato il suo nome e mi sono impaurito. Nomina sunt consequentia rerum, l'avevo davvero dimenticato....ho dovuto rileggere, riunire le carte, radunarle e farne una raccolta. Presto ne farò qualcosa o lo porterò al faro. Sì, credo che sia arrivato il momento di ritrovarlo, per il mio bene, per la mia memoria.

Chiavi

Esistono chiavi che sono state importanti e che adesso non hanno più utilità. Arrugginite, spezzate nelle loro serrature, oppure semplicemente rimaste senza, abbandonate. Esistono chiavi importanti, chiavi di poco conto, chiavi che non si usano più, consumate, antiche, solide, leggere. Chiavi che aprono grandi palazzi, piccole stanze, cassette postali, scrigni, carillon.  Chiavi che legano, che allontanano, che  chiudono e che aprono. Esistono infine chiavi rare, che durano per tutta la vita. Grazie.

giovedì 7 febbraio 2013

Instabili

Ho pensato al quattro a causa della stabilità. Sono quattro gli angoli del mondo eppure riesco a non vederli o a perderli di vista. E perdo la stabilità precaria a vantaggio di una discontinua e intermittente forza centrifuga. Il centro perde di attrazione gravitazionale e lo spazio curvo si stira fino a rompersi. Si stende e si rilassa e mi annienta. Correre non serve, il bianconiglio si è già rintanato e seguirlo vorrebbe dire cadere ancora nella sua tana, nella sua misera, lurida tana. Voglio rimanere a veder sparire i cardini, i venti, gli orizzonti e cercare di percepire le galassie che si spostano a velocità crescenti. Dove si genera lo spazio e il tempo, dove il confine dell'universo tutto si sposta e avanza, lì è la mia mente, la mia attenzione, la mia concentrazione. Lì. 

mercoledì 6 febbraio 2013

Simboli: il quattro (Stabili)

..... i punti cardinali, gli angoli della terra, i venti del paradiso, i fiumi dell’Eden e quelli infernali, le qualità degli antichi (caldo, secco, umido, freddo), i temperamenti (sanguigno, flemmatico, collerico, melanconico), gli elementi di Empedocle (terra, aria, fuoco, acqua), gli ingredienti alchemici (sale, zolfo, mercurio, azoto), le stagioni, le figure geometriche di base (cerchio, linea, quadrato, triangolo), le fasi lunari, le lettere dell’alfabeto ebraico che compongono il nome di Colui che non si invoca (Yod, He, Vau, He), le operazioni dell’aritmetica, le virtù cardinali (giustizia, prudenza, temperanza, forza), le forze fondamentali della fisica, le età dell'uomo....quattro.