...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

venerdì 22 febbraio 2013

Simboli: il nome. "Nomina sunt consequentia rerum" (Giustiniano, Libro II, 7,3)

Gli antichi saggi che possedevano la conoscenza della lingua quadratica dalle 22 lettere, componevano i nomi in modo che corrispondessero a una combinazione determinata di forze atte a crearne la manifestazione. Platone dice che "chiunque sa il nome, sa anche le cose". I nomi rivelano, in questa visione perduta, l'essenza delle cose cui si riferiscono, le cose in sé stesse. I nomi, consequentia delle cose, nel significato di 'richiamano quello che invocano', richiamano la loro essenza. "Invocare il nome di", è richiamare l'essenza di qualcuno, la presenza in atto, la natura, "lo spirito di" (in particolare di dio nelle religioni ebraica prima e cristiana poi). I nomi conseguono le cose e sono legati ad esse in successione. L'anteposizione ne determina un cambio di sostanza. Gli egiziani credevano nel potere creativo e costringente del nome, un potere dunque magico. Nominare qualcosa, assegnare il nome, è determinarne la natura e l'essenza. Rinominare qualcosa è cambiarne la natura stessa. Chi entra in un ordine che sia religioso, massonico o altro, sceglie un nuovo nome, o meglio vede su di lui imposto un nuovo nome in base alla sua nuova strada/natura. Il nome ha dunque un potere legato alle cose che invoca, e ad esse si lega come un lato di una stessa medaglia. Rinominarsi spesso è cambiare vita ed è la derivazione di un cambiamento che è già in atto o è addirittura già avvenuto.

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