...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

venerdì 9 novembre 2012

Il Basilisco

Mi ha fatto paura misurarmi con l'isolamento, specie se dietro possono celarsi, nascoste e furtive, dinamiche inconscie e sfuggenti, il Basilisco di cui riesco a vedere la coda ma di cui non colgo il volto. Fortuna, penso, ne rimarrei pietrificato. Isolamento. Ho avuto paura e sono fuggito in queste terre perchè nascono proprio da quello, perchè si  accrescono dei soli pensieri che solo creo e distruggo. Isolamento, e mi sono confrontato con la morte che in genere mi ravviva. Eppure il Basilisco stavolta sembra più potente. L'avevo dimenticato; a tratti avevo pure pensato di poterlo aver ucciso, pensiero magico, scaramantico, esorcizzante. Mi fa paura, mi terrorizza, mi inquieta eppure talvolta indispensabile. Fa parte di qualcosa che non identifico, che non ho davvero compreso e che davvero non voglio cogliere. Fa parte di un mondo che si crea spontaneo, che ha generato il mago, l'alchimista, i fantastici universi sospesi, le cascate d'acqua e i boschi. Fa parte di qualcosa che troppo spesso è più reale del quotidiano scorrere degli eventi. Tutto ha avuto origine con la neve e con la neve ha preso colore, seppure bianco, bianco, bianco. E sono emerse le melodie, le sinfonie inquietanti, Sirene nella notte. Non mi sono mai legato ad un palo maestro, non ce n'è stato bisogno; sono al contempo il viaggio e il viaggiatore, il creato e il creatore e nulla mi scalfisce tutto questo. Ecco perchè, ecco perchè le parole insistono; perchè nulla le uccide e la morte perde, almeno stavolta, la sua immensa battaglia. Ecco perchè, perchè il basilisco può essere come quasi un amico e non sempre combattuto. Sono lacrime le mie, sono il dolore di non riuscire, la sofferenza del non andare ma del rimanere, dove voler partire diventa l'unica necessità. L'unica. Sono parole dolorose, pesanti come la troppa neve caduta in questi giorni. Non uscirà nessun sole, nessuna pioggia, nessuno a calpestare e ritracciare sentieri smarriti. Persuaso che nulla cambi davvero rimango immobile e la neve m'inneva e la neve mi respira come io la creo come lei si crea, spontanea e libera, più di me, più di me.

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