...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

martedì 4 giugno 2013

La fine e l'inizio: le festività, la vita e la morte

Dimentico sempre, fra i  mille errori di ortografia, quello che lega la fine all'inizio. Ed ogni cosa infine sarà servita, e tutti i passeggeri o i raminghi di queste terre saranno stati i benvenuti, gli ospiti di una vita. La vita sì, come l'inizio e la fine. Perché è nostra, nostra soltanto e chi adesso l'ha lasciata ha perduto quello che di più grande ha potuto stringere, quello che davvero non dovrebbe toccarci mai di lasciare. M. è ammutolito davanti alla straordinarietà dell'esistenza e mi accusa di leggerezza, di sopraffazione della verità;  e Eliante mi ricorda che le festività di maggio si sono concluse senza che me ne fossi accorto, senza che nulla fosse scivolato chiaramente sotto ai miei occhi; senza che la follia ci abbia assalito veramente, come davvero e tacitamente temevamo, senza che il mondo abbia smesso di ruotare. Eliante vaga nelle sue terre e mi ricorda, senza parlare, quanto sia difficile comunicare quello che si costruisce, quello che si immagina; come il linguaggio sia  difficile da universalizzare....e le parole si caricano di metafore e significati multipli e molteplici a confondere tutto, a disperdere ogni briciolo di sanità relazionale e si finisce per litigare, per discutere....ma in fondo, rispondo io, non si può evitare, la tavola concava raccoglierà ancora le nostre lacrime e le musiche leggere, di queste terre, esisteranno ancora, finchè avremo un'esistenza; e la ferita sarà una cicatrice per un domani diverso e più pieno. Faccio fatica a rimettere tutto insieme; pensiero analogico direi io, scarsità di chiarezze di idee, direbbero altri...Eliante vaga, io penso, M. sta in silenzio. Che destino strano ci attende, che magnifica leggerezza, che pesante pesantezza, che astuta mentalizzazione. 

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