...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

venerdì 26 ottobre 2012

Ogni volta

Tutto riprende la stessa direzione, e si incanala in buchi temporali, cuniculi nello spazioe e nei ricordi. Solo un pazzo potrebbe assistere a tanto, solo un folle, un santo, un artista potrebbe desiderarne il suo sviluppo. Niente di quello che è stato è andato davvero dimenticato fino a quando le dimensioni spaziali continueranno a sovrapporsi e scandagliarsi; a cercare strade comuni, contatti sinaptici, interconessioni eteree ma efficaci. Tutto riprende la stessa direzione e una serrata rassegna di luoghi prende forma e si dispiega in uno spazio generato da galassie in eterna espansione. Il castello sul lago, i boschi oltre la pianura, la digha, l'isola, le città fondate e distrutte, il tempio antico, la città galleggiante. Tutto ritorna prepotente a ricordarmi che siamo anche quello che abbiamo pensato, e rifiutato, credendo di vederlo scomparire. Siamo quello che abbiamo voluto e poi lasciato a terra, sepolto da ceneri incandescenti; siamo quello che abbiamo desiderato e cambiato, siamo quello che non sapevamo di essere e nello scoprirlo l'abbiamo fatto nostro. E i cieli nevicano di nuovo e il tempo si confonde nelle sue due dimensioni adottando quell'equivalenza impensabile, quella simmetria necessaria per far riaffiorare e far rinascere. La primavera d'inverno, il maggio sotto la neve si forma, si crea e cresce, ogni volta. 

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