...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

giovedì 8 maggio 2014

Riflessi: la spedizione degli Argonauti, necessità e volontà

Colpisce il mito, perché al di là delle sue illineari narrazioni, dei suoi contenuti storici o favolistici, dei suoi eroici o perfidi personaggi; al di là di tutto questo, conduce l'uomo nei suoi semplici processi mentali e psichici, nei suoi movimenti  interiori, rendendoli visibili e neutri, chiari e leggibili. Così la grande spedizione degli Argonauti, che Giasone subisce in un qualche modo, che ha origini lontane, nel tempo, nelle generazioni, nell'odio e nell'amore, nel dono e nella privazione forzata. Da un ripudio (giusto o ingiusto che fosse, questo solo Atamante può saperlo oppure Era), da un dono per amore o per ripicca (questo forse anche Ermes potrebbe dircelo), da una necessità di riavere quello che ci spetta. Così Giasone, grande condottiero della propria vita, affronta mostri che non avrebbe cercato, che non avrebbe voluto ma che deve superare. E cerca un tesoro che qualcuno ha nascosto, che non vorrebbe cercare, che non desidererebbe possedere, ma che si rende necessario per avere quello che di diritto infine gli appartiene. Strani i miti, strane le spedizioni lontano da casa. Perché ci ricordano che l'azione e la reazione si legano non solo sincronicamente, non solo nel tempo presente (senza avere nulla a che fare con ciò che è stato); ci ricordano altresì che  tutto si intreccia diacronicamente, in un tempo dilatato e allungato per secoli e generazioni, dove le scelte di uno condizionano e influenzano senza tregua o pietà, talvolta, le scelte di altri (questo chiunque può dircelo). "Le buone parole mettono radici, crescono e tornano a benedirti" anche nelle generazioni e nei secoli. 

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