...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

giovedì 15 maggio 2014

Tutto sprofonda

E infine tutto sprofonda nel silenzio e nella sofferenza. Perchè anche la sofferenza è una tristezza da accettare, uno stato dell'io che permette di comprendere appieno tutte le altre emozioni, compresa la gioia che adesso svanisce leggera... Non è da fuggire, non è da schivare, è da prendere e vivere, così come si presenta, con le intercapedini scricchiolanti, le crepe sui muri appena imbiancati dove cresce l'erba e si fa spazio con le proprie radici. Musiche lontane a rasserenare il cuore, parole, parole, parole a rinverdire i prati di Asfodeli, a rinfoltire la memoria di tristi e forti ricordi. Ci sono cose che non si possono dimenticare, che non si possono lasciare scivolare perché qualcosa dentro noi le lega assieme, in fascine strette, come quelle che faceva mio nonno, come quelle che si accatastavano nei campi, d'autunno. Ci sono cose che rimangono per sempre anche se fanno male, e bene insieme [tertium datur], cose che non vorresti aver vissuto, cose che andrebbero abbandonate, zavorre della coscienza. Sì tutto sprofonda in una terra impastata di tristi e allegri pensieri, di sorrisi e smorfie a ricordarci che il mondo non è solo nostro e che le nostre vite a volte possono non appartenerci come vorremmo. Ci sono cose che vanno accettate e portate nel cuore, in silenzio, con profonda venerazione, con lacrime cristallizzate. Uova di pietra sono state deposte perchè nulla possano fruttare ma perchè la natività di qualcosa di sperato possa rimanere ab aeterno, nella memoria e nell'immaginazione, passato e futuro assieme che si fondono in un eterno presente. E si ritorna a quello che è stato, che vorremmo che fosse e che infine è, a quello che vorremmo, che non abbiamo voluto e che ora accettiamo. Tutto sprofonda.

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