...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

martedì 1 giugno 2010

Che cosa succede, che cosa è successo: creature mostruose


Non voglio ucciderli, non voglio far loro del male. Non si ferisce il figlio di un dio, non si attenta all'incolumità di un essere tanto potente senza privare il mondo della loro bellezza. E' bello, mostruoso, figlio dell'astratto e dello ctonio, potente e libero dalle mie mani. Adesso che le acque toccano le nevi perenni delle terre di Aur, adesso che il Grande Fiume ha deciso che nulla di quello che rimaneva scoperto avesse ragione di continuare ad essere tale, adesso che solo la torre di Flauris, la cima incompiuta della altissima torre delle Città Capitale, mi ricorda che un tempo lì esisteva una città, adesso osservo le terrificanti creature che si aggirano per questi mari. Terribilis est locus iste, sacro e improfanabile il silenzio delle Nuove Terre, ridotte alle nevi perenni delle un tempo altissime montagne di Aur. Ergon è fuori dall'inondazione e brilla di una luce diversa, di un'iride di colori più spenti, più offuscati. Saranno questi tempi, sarà il silenzio che ferma e oscura in parte anche la luce.
Non voglio ucciderli ma cavalcarli, vedere le loro dimore sotterranee e subacquee, intuire la loro misteriosa origine. Ho rivisto il Castello del Mago prima che tutto si sommergesse, ho rivisto il mio vecchio lago, il mio laboratorio i miei strumenti, gli alambicchi e i libri pesanti di un passato troppo lontano per ricordare che cosa essi contenessero. Ho provato un brivido sbiadito, una sensazione di nostalgia e distanza incolmabile. Tutto diroccato, tutto abbandonato all'abbandono naturale delle cose che si sgretolano, che si consumano. Giace sul fondo del mare, in un punto imprecisato, sommerso e non più circondato dalle acque. Il ponte d'accesso era franato, e questo più mi aveva colpito, il maestoso snello ponte d'accesso, il mio ponte. Le mie stanze, il salone del feste, quello delle arti, la sala da pranzo, l'esile torre sul lago: tutto sommerso e distrutto.
Sono felice adesso, sono felice che non ci sia più un luogo da trovare, una parte del mio mondo passato da riabilitare. Non era credibile, non era possibile, non era necessario, nonostante l'abbia desiderato. L'unica possibilità è sedersi e riflettere; osservare il filo dell'immenso, sconfinato, nuovo lago. Presto riaffioreranno e potrò ancora vederle: creature mostruose e semidivine.

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