...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

martedì 5 gennaio 2010

Regis terrae: re e regalità

Da sempre mi affascina il rapporto che intercorre fra il re e le sue terre. Persuasi che l'unico rapporto possa essere quello di 'proprietà' dimentico che il retaggio del diritto romano si propone(riuscendoci) come unica soluzione di organizzazione mteriale e politica del mondo. Le terre che appartengono al re in un diritto di proprietà (che sia ereditario o di tipo elettivo o più spesso casuale) non esaurisce la visione che gli orientali avevano (e in certi casi hanno ancora), della regalità su un determinato territorio. Ecco allora una diversa visione del mondo, delle terre. Nel primo caso il re possiede le sue terre per diritto divino o quant'altro, e può farne quello che vuole. Sono sue e lui le gestisce (o ne delega sotto sorveglianza) la gestione, disponendone secondo i propri capricci. Le conosce, le sente sue e ne diventa geloso. Nell'oriente antico il re era la terra, una terra spesso anche imprecisata, con un fulcro, un centro, un puntod'espansione. Chi profana la terra del re profana la sua figura stessa e viceversa. Il re è il rierimento per le sue terre ma non può disporne come vuole e quando vuole. Non le conosce neppure, non è tenuto, non è interessato, non è portato a farlo. Il re come personificazione della regalità, il re come le sue terre. Non so che cosa si pensi in questo regno, non potrò saperlo finchè non conoscerò qualcuno in grado di spiegramelo, o quando, il fato lo volesse, non riuscirò a conoscere il sovrano stesso. Re, terre, regalità.

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