...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

giovedì 11 febbraio 2010

La fine della città del Re

E lentamente ogni palazzo, ogni casa, ogni attività della città operosa e perfetta ha cominciato a sgretolarsi, a corrompersi, a finire. Percy mi ha guardato terrorizzato eppure fiducioso. Il castello rimarrà come simbolo di ciò che è stato, di ciò che non sarà più, di ciò che è mancato a questo regno. I due regni ritrovano finalmente la loro unità divisa in Ergon, la città santa, la città che mi richiama, che mi invoca, che mi nomina. Tu, Percy, rimarrai come reggente e guardiano in queste stanze spoglie e vuote. Sei abituato alla solitudine ma la mia vicinanza sarà potente, sarà allegra, sarà furiosa e furibonda, tenace e libera. E la città si sgretola, le sua mura cadono, le sue parsimoniose genti si corrono nei boschi e si diesperdono, incredule che tutto ciò che hanno sempre saputo, non era altro che un vuoto. Tutto chiede un abbandono maggiore, chiede un'attenzione diversa, chiede quello che non ha mai avuto. Cadono i torrioni e le nove sentinelle murate si disintegrano sotto il proprio peso. Cade la città forte, la città del re bambino inesistente. Cade la proprietà di se stessi e la tenace voglia di mantenere ogni cosa sotto il proprio controllo. M. non mi aveva detto fino in fondo che cosa stavo cercando. M. mi ha lasciato andare perchè dovevo, perchè un tempo sono stato re e poi ho abdicato, ho rinunciato e adesso sono tornato. Sono stato un mago e ho imparato le sacre arti da chi prima di me le aveva apprese da altri che oggi non vivono più. Sono stato potente, sono stato padrone, sono stato libero, come adesso. Non manca molto alla nuova luna e la barca mi condurrà ad Ergon alle sacre radici della vita di tutto questo.

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