...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

mercoledì 13 marzo 2013

Dal castello al faro: io e M.

Il Leogrifo ci ha fatti entrare, ci ha fatto attraversare il ponte, ci ha permesso di varcare le 99 lampade e nulla ci ha colpito, solo il ricordo, l'angoscia di quello che è stato, di quello che irrimediabilmente non è più. Il castello testimonia l'abbandono di quello che un tempo era glorioso, magnifico, potente. Oggi le sue stanze abbandonate non possono più ospitare inquilini, non della mia fattura, non della mia essenza. Non sono in grado di viverle, di abitarle. M. sembra come malato, come impotente davanti ad una angoscia che lo consuma. Mi narra di un regno, si una seconda era, di un Re, che non avrebbe sopportato il proprio peso, la propria responsabilità. Mi parla di come siano arrivate le nevi; nostalgico ricorda il Mago, ricorda il suo carattere imprevedibile e poco socievole. L'ho condotto al faro e lì ci siamo riposati. Guarda spesso oltre l'orizzonte in cerca di città, torri, castelli sospesi, che qualcuno avrebbe ideato e concepito, costruito e infine abbandonato.
Ho paura, ho molta paura. mi chiede dove riponga la mia volontà ma io stento a riconoscerla, stento a capire dove tutto volga e verso che cosa. Mi riposo, guardo i suoi occhi: se davvero ha visto e ascoltato il mago, se davvero è stato il suo aiutante, prima o poi ricorderà qualcosa che ci faccia risalire dall'oscurità. Ci riposiamo: il Leogrifo è fuori a guardia di qualcosa che non esiste ancora.  

2 commenti:

  1. Atmosfere fiabesche che si tramutano in realtà,prose che divengono lirica,immagini cupe e tempestose che rasserenano, in una età irrimediabilmente senza tempo, nè principio.

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