...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

mercoledì 10 marzo 2010

L'Officina del Presente nel lago Fato

Dove il lago si impaluda, dove l'argine stracolmi di spine e pruni impedisce ai miei passi di andare oltre, ho trovato una passerella, per l'Officina del Presente. Gli abitanti del luogo me l'avevano detto, mi avevano avvisato: nessuno ha mai visto le altre dodici, nessuno, soltanto udite, chi una chi l'altra, chi alcune insieme. Ognuno ne sente almeno una, ognuno sa della loro esistenza, anche inconsapevolmente. L'ho percorsa velocemente, con paura e tremore, con ansia, con fretta. E già qualcosa si muoveva nell'aria. Poi una barca, fredda, vecchia. Ho remato, ho pensato e mi sono ricordato del mio castello, del ponte che introduceva le alte possenti mura, del lago, del mio nome. Non è il mio nome, questo, no davvero. M. me lo ha dato, sull'isola di F. pensando che fosse appropriato, traendolo da qualcosa che entrambi conoscevamo bene. Cambiare nome per ricominciare, cambiare per tornare e ripartire; cambiare per non dimenticare, anche se fino ad adesso l'ho fatto. E ho remato pensando al mio nome come ad un mistero da non rivelare, come a qualcosa di sacro; e ho remato ricordando le innumerevoli stanze del castello, i suoi torrioni, le sue crepe, la biblioteca, i miei libri, la sala del tè, il salone delle arti e della musica. Ho ripensato a parte di quello che è stato e ho deciso definitivamente di abbandonarlo alle mie spalle. E proprio allora ha visto l'Officina del Presente. Non è una vera palafitta, è una struttura più solida, parte in cemento, parte in legno. Sceso dalla barca poi, sono rimasto in silenzio e ho perso l'orizzonte del lago. Ho pensato, ho immaginato, in silenzio e alcune statue hanno cantato. Dodici, come i mesi dell'anno, come i segni dello zodiaco, come la perfezione terrestre moltiplicata per qualla celeste. Dodici a convincerci che qualcuno non deve essere se stesso, qualcun'altro non deve esistere, oppure non deve essere un bambino, o al contrario non deve crescere; qualcun'altro ancora non deve riuscire, o non deve essere importante, o ancor peggio non deve far parte di nulla, o non entrare in intimità; altri non devono star bene, o non devono pensare, o non sentire; e infine, forse la peggiore, qualcuno è intimato a non fare assolutamente nulla. Dodici terribili musiche che in parte ho sentito e ascoltato, mentre alcune delle altre cinque statue mi ricordavano altro, mi intimavano e mi convincevano ad altro. Ho scoperto me stesso, perchè io solatnto ho udito quella con-fusione di suoni, io soltanto in quel modo, io solanto in quel momento, nella mia officina del mio presente. Poi mi sono addormentato. Sono le mie terre, sono le terre del re.

7 commenti:

  1. Bellissimo! Incantevole! Mamma mia, mi fai veramente sognare...

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  2. ...e questo mi fa molto piacere.

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  3. ...sognare aiuta a vivere meglio..credo.

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  4. Ti lascio una mia poesia che ha partecipato ad un concorso di Poesia nel 2007

    SONO PER TE

    Sono per te
    Aurora e alba insieme, autunno e primavera,
    non più sterile inverno;
    terra accogliente, chioma docile al tuo richiamo, albero maturo;
    oceano caotico, fischio di treno in corsa
    andremo coi piedi scalzi per amorfe vallate
    calcando insieme quel desertico passo,
    o floridi paesaggi che infrangono le nebbie
    di quel pallido sentiero.
    Riconosco in te l’immagine mia, svela al mio sguardo un tenue ricordo...
    Come scroscio d’acqua scaturita da un’obesa nuvola:
    Finalmente nuova! Vengo a te.
    Sono per te
    Demone e Signora soffio di cocente passione.
    Chi teme più? Muta è la pena.
    I ruderi si ergono in palazzi come il mio corpo tramuta la sua forma,
    Fior di Loto sono per te, adombrata chimera,
    fumo d’oppio ardo nella tua cella offuscando la tua mente e le memorie.
    Sibilla da modulate voci, profetizzo sotto questa tenda
    mi risveglio sulla tua pelle imperlata di diamanti: gocce che parlano d’eterno appagamento,
    una celebrazione.
    I miei iridi colorano di mare foglie da rugiada inumidite,
    liquefatte sono le mie giocondità. Sono per te
    Fulmine e tuono, proiettile che mira dritto al cuore,
    oscillante giunco, in balia del Tempo,
    Nomade da sempre, approdata al tuo sicuro Porto.
    By
    Maga (Lilly)

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  5. Grazie Ettin...Curiosone!
    Ti ho risposto nel blog angelico. Ma ho dimenticato, l'amore per il Medio Evo, la passione per i talismani, per le razze scomparse, per gli ebrei, lo studio sul Nazismo, sulle Mummie, su tutto ciò che é Mistero e non c'é più. Sullo studio dell'anima, dell'Aura, perché sono tutti argomenti che mi colpiscono in maniera diretta. Lo studio dell'ipnotismo e della regressione in modo particolare. Ma se vai nel mio blog c'é un pò di tutto, anche se all'acqua di rose...
    Ciao Re di tutti i tempi
    Maga
    PS Aspetto il tuo rientro a Ergon

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  6. Sono stupito da quanti interessi abbiamo in comune...grazie gentile, piacevole presenza...grazie di esserci..ad Ergon ci tornerò presto

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