...due sono state e sono tornate le terre, due furono e sono di nuovo gli antichi regni ed uno è rimasto, da sempre, il confine del presente...

domenica 14 marzo 2010

Tertium datur

Sì, devo trovare la terza possibilità, quella che non è semplicemente la sintesi fra due opposte tesi, quella che in una terra divisa in due nette metà sembra non dover esistere, quella che ovvia al bianco e al nero, alla destra e alla sinistra, all'est e all'ovest. La terza via, contraria a quello che gli antichi credevano. Devo trovare la terza via che mi faccia uscire da questa empasse, che non sia la tesi primaria e neanche il suo opposto...Flauris cresce prepotente e la torre supera oramai già le nuvole. Eppure è necessario che abbandoni i lavoro al Capomastro Attentio, mancano sette giorni, sette giorni appena sufficienti per tornare ad Ergon percorrendo velocemente prima il grande fiume, poi le paludi di Milmia. Sette giorni per riflettere sulla terza via, per impadronirmi della nuova città, per lasciare Tindòra alle spalle, per ascoltare le statue parlanti; per leggere fra le righe l'Arkejon, ancora. Mi mancano molte cose, molte che ho lasciato andare senza fermarmi su di esse il tempo necessario per viverele pienamente. Mi mancano alcuni che non sono qui, che non sono mai entrati nelle terre del Re, che ho tenuto accuratamente fuori ma che avrei voluto a corte, nella sala delle feste, nelle stanze del tè e della musica. Mi mancano luoghi che non esistono più, situazioni che non possono più essere e mi manca qualcosa che apparteneva alla mia persona e che ho perso definitivamente. La tristezza stasera gela l'aria e cristallizza le foglie. la tristezza avvolge di blu ogni immagine mentale e rende tutto notturno e a tratti spettrale. C'è qualcosa nel mio passato che lega me alla mia tristezza, che avvolge parte dei miei pensieri all'angoscia lieve della morte. C'è qualcosa forse in ognuno di noi che ci richiama alle profondità del lago, lo stesso dove ho potuto ascoltare me stesso, lo stesso che il grande Mago poteva ammirare intorno al propio castello. Porto ad Ergon una montagna di pensieri evitando di crearmi troppe spettative. Non mi sono mai fatto troppe aspettative proprio per evitare le delusioni...eppure bramo di avvolgerli delle mie terre, loro, i re di altri universi belli, splendidi e paralleli a questo. Guardo già l'altra sponda del fiume, quella ad Ovest, quella inviolabile, impercorribile, dove anche gli antichi osavano deporre solanto i loro morti...e stasera la morte si aggira nell'aria, benevola e terrificante, magica e evanescente, e mi indica l'Ovest, la terra dove un giorno tutti abiteremo. Piango e sorrido e poi piango di nuovo. "Attentio, prenditi cura della mia città, io ho impegni più importanti." A presto Ergon.

4 commenti:

  1. Re, forse in te vivono i re del passato...le memorie antiche, le loro morti atroci, il dolore rattrista e atterrisce anche gli impavidi. Sei il Re incarnato sospeso nella Terra di mezzo...asciuga i tuoi occhi e porta con te il ricordo delle nobili gesta, sono quelle e solo quelle che ti porteranno dritto alla metta.

    RispondiElimina
  2. Avrei voluto una corana di spine: mi ritrovo a governare un'atlantide di pensieri che d'armi sclerano confusi elementi di preghiera che nessuno piu ascolta.
    Me stesso

    RispondiElimina